I
Birth Of Aurora sono il risultato di quattro musicisti che hanno deciso di unire le proprie forze per il death metal tecnico; i quattro militano in formazioni note come
Ade e
Hideous Divinity e con questo Ep di sei tracce presentano un concept interessante.
L’idea di fondo del quartetto è far capire a chi ascolta questo mini la via per l’autocoscienza, questo cammino è diviso in 4 capitoli più due brevi strumentali posti all’inizio ed alla fine del lavoro.
L’apertura è affidata alla prima strumentale “
Sopor fratrem mortis est”, breve passaggio dove un tappeto di synth e voci soffuse in lontananza fanno capire una dimensione più spirituale che terrena.
Ecco che “
The Awakening” irrompe con tutto il suo impatto tecnico con doppia cassa, controtempi, riffing melodici e un growl profondo che duetta con uno screaming acido.
La tecnica dei nostri risalta anche nell’apertura melodica di un breve solo acustico subito doppiato da uno elettrico; bella la parte centrale con riff a spirale prima dell’attacco in blast beat, basso eccelso nelle evoluzioni ritmiche.
“
Dreaming the great rebellion”, viene aperta da un arpeggio acustico che diventa un attacco in blast beats serrato e furioso non senza melodia data dai riff; anche qui la macchina ritmica è precisa, i cambi di tempo e le rullate sono dinamiche e il duo vocale aggredisce con gusto e personalità.
In questo brano c’è una punteggiatura prog data da interventi melodici di chitarra elettrica posti quasi a conclusione del brano.
“
Three gates of knowledge” aggredisce dopo una breve sezione rullata dal gusto jazz con svolazzi di basso e chitarra; brano che è ricco di tecnica ma non si scorda la forma canzone con aperture melodiche accattivanti e una chitarra eccelsa nell’intermezzo spezzato con armonizzazione.
Il solo è gustoso che vede duettare i due strumenti a corda in una specie di botta e risposta.
“
Falling between the awareness”, è tellurica, devastante, con echi di
Obscura; brano in controtempo e con interventi in sfuriata; anche in questo brano c’è un bel gusto prog con strumenti acustici, voce pulita filtrata e basso solista prima dell’intervento elettrico e malinconico.
La chiusa strumentale che prende il nome dalla band è effettata, spaziale e dissonante, sembra quasi di venir trasportati in un’altra dimensione e si conclude con un vagito infantile.
Buon antipasto, la band ha grandi capacità, gusto e soprattutto non si specchia ma sa proporre il metal estremo con aperture prog e un concept interessante, aspetto il full; per ora promossi.
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