La Finlandia è da sempre la patria del doom metal più funereo, e pur essendo questo un genere molto chiuso e autoreferenziale, dove l’immobilismo sonoro è una qualità e dove l’innovazione è vista con sospetto, la terra dei mille laghi riesci sempre a tirare fuori novità interessanti.
I
Convocation, tuttavia, non sono una novità, avendo già debuttato con il buonissimo “
Scars Across” nel 2018, ed oggi tornano con il nuovo “
Ashes Coalesce”, disco che, già dalle premesse, si pone come una delle migliori uscite in ambito doom di quest’anno.
Una delle qualità del sound del duo finnico è quello di riuscire a suonare pesanti ma non monolitici, ricreando atmosfere di desolazione e apocalisse grazie ad un uso sapiente delle melodie, angosciose e luttuose, come l’iniziale “
Martyrise” mostra sin da subito.
Il sound della band è lento ma non lentissimo, con un riffing che sa essere cinematico nel suo essere progressivo, con citazioni di bands come
Thergothon e
Winter e di quel filone death doom che ha precorso la deriva funerea che dagli
Skepticism in poi ha enucleato un genere nuovo di zecca.
Il songwriting dei
Convocation si mostra più accessibile a chi magari non riesce a digerire i più ostici
Tyranny, ma in pezzi come la monumentale “
The Absence Of Grief” si raggiungono vette di oscurità e dolore fisico notevoli, anche grazie alla grande prova vocale di
Marko Neuman, riportando il sound in territori lugubri e desolati, dove la devastazione sonora lascia dietro di sé solo miseria e aridità. C’è da dire che a metà canzone suonano riuscitissimi gli inserti di clean vocals e tastiere, che prendono il sopravvento, impedendo che la noia possa fare capolino durante i quasi 14 minuti della durata. Veramente un grandissimo pezzo.
“
Misery Form” è pura disperazione, con un arpeggio iniziale che con poche note delinea scenari di desolazione e abbandono, sempre sul punto di esplodere, così creando attesa e suspance, costantemente pervasa da un filo tensione, alimentato da clean vocals quasi sciamaniche, per un finale in crescendo che si giova di vistose influenze gotiche.
Chiude il disco la strumentale “
Portal Closed”, canzone più breve del lotto e pienamente conforme al mood triste e sofferto del disco.
I
Convocation ci regalano tre quarti d’ora di doom metal di qualità, ben composto e ben suonato, e con un’armonia e una coerenza interna capace di miscelare bene le diverse influenze, creando un suono che, se non originale, quantomeno risulta essere fresco e utile allo scopo. Quale? Ricreare un clima autunnale e nordico in questi afosi e assolati giorni di Luglio.
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