Cinquant’anni sono un traguardo importante nella vita di ogni essere umano e se sei un artista che ha prestato i suoi servigi in svariate formazioni musicali, cosa c’è di meglio che trasformare il momento del bilancio e della riflessione in un
album solista, a cui affidare alcune delle circostanze più significative della propria esistenza, circondato da tanti colleghi e amici?
E’ proprio quello che ha fatto
Tommi ‘Tuple’ Salmela in questo “
Wooden box”, un disco autobiografico in cui il musicista nordico, noto per la militanza in Tarot e Lazy Bonez, debutta in “prima persona” nel
rockrama contemporaneo con l’aiuto di una solida
backing band e di ospiti prestigiosi del calibro di
Erkka Korhonen (Dark Sarah),
Pepe Sedergren (Reckless Love),
Zachary Hietala (Tarot),
Sande Kallio (Amorphis),
Janne Tolsa (Turmion Kätilöt, Tarot),
Marko Hietala (Nightwish, Tarot) e
Tony Kakko (Sonata Arctica).
L’opera è abbastanza gradevole, un misto di
hard-rock e
AOR che piacerà a chi freme per Rainbow, Dio, Deep Purple, Strangeways e Journey (elenco a cui aggiungerei certi Saxon “americani”) e non disdegna le voci stentoree e vagamente “nasali” come quella del nostro
Tuple, che fatalmente finirà per “dividere” la platea e che, per quanto mi riguarda, trovo più adatta alle sonorità coriacee che non a quelle levigate e suadenti.
Al di là dei gusti personali, non è comunque difficile rilevare una certa qualità in entrambi gli ambiti stilistici, ben rappresentati dal clima ombroso ed enfatico della
title-track e di “
Rocking chair”, dalle sfumature
Porpora di “
Demon alcohol” o dalle ammalianti atmosfere “adulte” di “
Together”, “
Fucking beautiful” e "
Too far gone”.
Altrove, vedasi i barlumi di leziosità nella
poppettosa di “
Kryptonite” e l’eccessiva convenzionalità di “
Miracle” e "
Get with the program”, la scaletta appare meno convincente, mentre tocca all’eccellente "
In these attitudes” produrre un’intrigante sintesi espressiva tra le diverse inclinazioni sonore di
Tuple.
Non male, infine, il
pathos fluido di “
Pretty much perfect”, degna conclusione di un albo che percorre le strade del “già sentito” con discreta fierezza e disinvoltura, grazie all’esperienza e alla passione di un rispettabile interprete del settore.
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