La
Agonia Records a fronte del successo dell’ultimo album degli svedesi
In Mourning uscito l’anno scorso, ecco che la label polacca mette a disposizione di nuovo il secondo album del 2010.
Il loro secondo disco uscito ben dieci anni fa per
Pulverised Records vedeva una band dal suono completamente diverso, anche se in mutazione verso la forma odierna; la band aveva ancora nella line up il bassista
Pierre Stan e il batterista
Christian Netzell.
L’opener “
For you to know” apre con riff serrati e dissonanti di stampo prog per poi ecco accellerare con uno screaming imperioso.
Il dualismo vocale screaming e growl è molto ben sottolineato da differenze timbriche; ci sono anche aperture malinconiche che determinano una vena gothic con voci pulite; le chitarre graffiano ma hanno anche capacità grazie ad arpeggi melodici di dare toni umbratili.
“
Debris” è uno dei brani più belli e intensi del disco; brano emotivamente coinvolgente per la rabbia malinconica che la band imprime in stacchi possenti e controtempi, il chorus è perfetto e ha una vena dark con il growl profondo seguito dallo screaming più tagliente.
Qui abbiamo anche trame acustiche nell’intermezzo dal sapore prog con arpeggi elettrici melodici e tastiere a far da contorno atmosferico, si sente un live sapore di primi
Opeth.
Anche nella lunga “
The smoke” la formazione ha una vena tecnica accentuata ma che non toglie nulla al pathos emotivo generato.
Qui i tempi cambiano fluidamente, le chitarre reggono alla grande con riff che appesantiscono e poi deviano verso zone malinconiche e più arpeggiate con una voce pulita che sa di pioggia.
“
The final solution (Entering the black lodge)” è il brano più lungo del disco, quasi una suite; partenza lenta, doomy con chitarre gonfie di malinconia e arpeggi, il brano è sorretto da un vocione e da note di hammond in lontananza.
Gli arpeggi sono frequenti in questa composizione, melodici e fanno vedere e sentire l’approccio sonoro e il ventaglio di idee dei nostri da mettere sul tavolo compositivo.
Qui abbiamo sfuriate in blast beats al quale seguono controtempi scurissimi e un grande lavoro di chitarre arpeggiate seguite da rumori temporaleschi, il tutto poi diventa un mid tempo serrato con il growl profondo a farla da padrone sul finale.
Un gran secondo album, un disco che vede una band che sta mutando corrente ma sempre con un occhio verso la melodia e ottime scelte tecnico/esecutive, da avere.
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