Sarò sincero: l'intro di "Da Marmorea Lapide Ombrati" è una delle cose più brutte che abbia mai sentito. Una specie di fruscio che un decennio fa, quando ancora si usava la casetta, avrebbe significato mani nei capelli e nastro avvolto all'interno dello stereo. Peccato che questo sia stato il primo impatto con l'opera dei Disjecta, perché per il resto c'è poco da scherzare. Il buon black metal proposto dalla band attinge a piene mani dalla scena svedese, abusando di sfuriate a base di blast beat, di caotiche e serrate chitarre, di uno screaming ferale e senza compromessi. Detto questo, sapete già cosa aspettarvi da questo lavoro: canzoni veloci, aggressive, rabbiose, maligne, composte sotto l'influsso protettivo dei maestri di questo genere. E invece non è del tutto così, perchè la band nostrana è in grado di arricchiere le canzoni con elementi di indubbia personalità, come break più lenti e acustici o repentine decelerazioni accompagnate da riff tendenti al death, o ancora dalla splendida intuizione contenuta a metà della lunga "Inno a Nerone": un interessantissimo intermezzo melodico in stile rock/blues che progressivamente si velocizza per poi esplodere in maniera prepotente! Purtroppo si sente che le grosse potenzialità della band sono bloccate da un genere che ormai non ha più molto da esprimere. Peccato perché, qualche giro banale a parte, le melodie create dalla band sono quasi sempre degne di nota. Inoltre la durata di poco superiore alla mezz'ora non rappresenta un ulteriore incentivo all'acquisto, discorso che si può fare anche per l'artwork in generale. Insomma, un pò più di cura per i dettagli, e una maggiore personalità nel songwriting, potranno certamente far uscire le qualità dei Disjecta, che per ora rimangono solo 'in potenza'.
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