Il 2020, nonostante le varie catastrofi a livello mondiale, si sta rivelando invece un’ottima annata, veramente prolifica e soddisfacente sotto il punto di vista delle uscite discografiche di
Old Skull Death Metal. Si sta rivelando un ottima annata sul fronte dei ritorni di storiche band underground che dopo anni e anni hanno ricominciato l’attività, o che son tornate qualche anno fa dopo decenni di stop. Ma anche il fronte delle nuove leve non si scherza, con gruppi come i
Mortuous, i
Necrot, i
Baest e non ultimi questi
Decrepid. La
Xtreme Music in questo “dissotterramento dell’underground” del death metal sta giocando un ruolo importante su entrambi fronti.
I
Decrepid sono arrivati finalmente al terzo album, ad un ottimo terzo album. Il quintetto londinese a distanza di 5 anni da “
Osseous Empire” è tornato, con un album che profuma di morte e putrefazione (e ci credo, il disco s’intitola “Infinito mare di tombe”). Ma è un profumo, una goduria assoluta per gli amanti del Death Metal, quello primitivo, quello sincero, quello che non ha niente da guadagnare, né da perdere. Oggi come oggi quello di cui abbiamo più bisogno.
Un sinistro arpeggio distorto ci introduce un disco che si prospetta decisamente denso e intenso. I
Decrepid propongono sì un death metal old school, nei suoni nell’attitudine, ma con forti e preponderanti influenze provenienti da tutto un panorama di gruppi squisitamente doom e rallentati. Ma queste influenze non limitano assolutamente, ne impediscono alla batteria e alle chitarre di accelerare repentinamente e vertiginosamente nei BPM. Molti riff mi ricordano per esempio i
Morbid Angel di
Altars of Madness o
Blessed are The Sick, chiaramente non a quei livelli, ma intricati e serrati, difficili e storti.
Cris Bassan alterna un profondissimo growl con un altrettanto acido e stridulo scream: scelta ambigua, anzi, ambivalente secondo me. Perchè se da un lato è una scelta che risalta i pezzi e dona dinamicità, dall’altro lato assomiglia a tante altre band che cercano, invano, di conciliare elementi black metal il un disco che dovrebbe essere death al 100%. Ma forse questo è un mio pallino da “cieco defender”. L’album si conclude con la cosa più ambiziosa che questo manipolo di manigoldi - allegramente e spensieratamente - necrofili abbia composto per questo album, ovvero la title-track. La lunghissima title-track. E’ raro incontrare sulla propria strada 14 minuti di death metal e rimanerne incolumi. Mi correggo, è raro rimanere vivi. Pertanto appena arrivati alla fine dei 38 minuti dell’album, vi ritroverete l’agenzia delle pompe funebri sotto casa ad aspettarvi.
Apparte gli scherzi, “
Endless Sea of Graves”, per tutta la durata del brano offre una vasta gamma di riff, di atmosfere e sensazioni positive - anzi, negative, pesanti e oscure, quindi in questo caso positive - che magari dopo l’ascolto non ricordi esattamente una a una, ma sicuramente resti colpito dall’amalgama generale.
Insomma, per chi brama e ha fame di Death Metal, questo
Endless Sea Of Graves è un piacere da ascoltare.
Lunga vita ai
Decrepid!
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