I
Lionville ci hanno abituato a prodotti di enorme spessore artistico, minuziosamente rifiniti in ogni aspetto musicale, tanto da guadagnare i vertici delle “classifiche” (quelle dell’apprezzamento, perlomeno …)
adulte di tutto il mondo.
Di fronte a precedenti tanto illustri, per di più raggiunti da un gruppo italiano (e per una volta vi risparmierò il solito “pippone” sulla rivalsa del tricolore su vessilli forti di tradizioni specifiche più consolidate …), il vostro recensore non può che affrontare un loro nuovo lavoro (il quarto …) con la consueta miscela di trepidazione e aspettative, cancellata (l’una) e soddisfatte (le altre) da un
album straordinario, che ostenta un vertiginoso gusto melodico, un’estrema qualità delle composizioni e una cura per gli arrangiamenti davvero eccezionale, capace di conferire il giusto equilibrio a un programma pressoché inattaccabile nella sua interezza.
“
Magic is alive” condensa nei suoi solchi una serie di rilevanti “conferme” … innanzi tutto certificando la laringe di
Lars Säfsund (Work Of Art, Enbound) come una delle più emozionanti e comunicative dell’intero
rockrama melodico, splendidamente supportata da strumenti pilotati da nomi magari meno “celebri” (dalle chitarre emotive di
Michele Cusato, alle rilegature ritmiche di
Giulio Dagnino e
Martino Malacrida, fino alle colorature dei tasti d’avorio di
Fabrizio Caria) e tuttavia assolutamente degni dei migliori cesellatori dei suoni raffinati e intensi.
Il tutto coordinato dall’incontenibile fervore espressivo di
Stefano Lionetti, un artista che rafforza, ed ecco la seconda significativa riprova, il suo ruolo di autentico protagonista del settore senza cedimenti, impastando la comprovata vocazione con una maturità e un carisma impossibili da confutare.
“
Magic is alive” è, dunque, il disco perfetto per chi crede che passione, ispirazione e cultura rappresentino un invincibile grimaldello per scardinare la persistente sensazione di “riciclaggio” che contraddistingue la scena contemporanea, troppo spesso ricca di assemblaggi tanto “meticolosi” quanto freddi e stucchevoli.
I
Lionville, a differenza di tanti loro colleghi, con umiltà e innato talento, si sono “impadroniti” dei canoni classici dell’
Adult Oriented Rock, celebrando l’arte di Toto, Journey, MTB, Chicago, Blvd e
Richard Marx attraverso una sensibilità rara, allineandosi così ai
Grandi Discepoli (un nome su tutti, i Work Of Art, a cui fatalmente si avvicinano sia per la voce, sia per le intenzioni) di queste immarcescibili sonorità.
“
Nothing without you”, “
Runaway”, la frizzante “
Every little thing (Leads back to you)”, il toccante afflato sentimentale di “
Finally you're with me” e “
Into the night”, e poi ancora il velluto di “
If you don't know me”, l’irresistibile solarità di “
Living with the truth”, lo splendore di “
I'll never give my heart away” e la contagiosa
verve poppettosa della
title-track, sono solo alcuni degli inebrianti tasselli di un’incisione complessivamente magistrale, capace di esaltare i
cliché del genere, riuscendo a dominarli laddove (molti) altri finiscono esclusivamente per esserne prigionieri.
“
Magic is alive” dimostra che, nelle mani giuste, la “magia” dell’
AOR può essere “viva” e vitale anche a distanza di una quarantina d’anni dal suo momento di massimo splendore … ed è questa probabilmente la “conferma” più importante di tutte, per la quale i
Lionville meritano tutta la nostra ammirazione e gratitudine.