"
Vado matto per i piani ben riusciti" … visto anche il
monicker del gruppo, iniziamo questa disamina parafrasando le parole del celebre colonnello
John ‘Hannibal’ Smith dell’
A-Team allo scopo di sottolineare come di fronte a progettazioni così irreprensibili e avvincenti di “riciclaggio” sonoro non si possa proprio opporre la benché minima resistenza, lasciando ad altri la ricerca dell’originalità e dell’imprevedibilità ad ogni costo.
Il secondo disco dei
Perfect Plan, dall’emblematico titolo “
Time for a miracle”, si rivela, in effetti, un piccolo
prodigio di
hard-rock melodico, capace di trattare i ricorsi storici e le analogie con i maestri del settore con meticolosa applicazione, a cui però bisogna aggiungere una sensibilità rara e un innato gusto espressivo, tali da trasformare una cieca venerazione in solida personalità artistica.
Alimentata dall’impeccabile e smaliziata professionalità dei suoi membri, la
band svedese s’impone nel ricco
rockrama contemporaneo attraverso una spiccata carica emotiva, a cui contribuisce in maniera perentoria la splendida voce di
Kent Hilli, in grado di procurare brividi istantanei a tutti quelli che considerano
Coverdale,
Gramm e
Jamison autentiche divinità del microfono.
Leggermente più “bellicoso” del brillante debutto, l’albo irrompe nei sensi degli appassionati con una pulsante
title-track, immersa in un clima tra Whitesnake e House Of Lords, e se anche le successive “
Better walk alone” e “
Heart to stone” rievocano nella memoria qualcosa delle sinuose movenze del
Serpente Bianco, mescolate con l’invincibile passionalità dei
Foreigner, “
Fighting to win” (da “pelle d'oca”), “
Everytime we cry” e “
What about love” sono tre strepitose trascrizioni della suprema arte Journey / Survivor-
esca.
La
verve bluesy di “
Nobody’s fool” arricchisce con le nobili effigi di Giant e Night Ranger la rassegna dei numi tutelari, mentre “
Living on the run” è semplicemente uno dei pezzi più suggestivi degli ultimi tempi.
Dopo tante emozioni, ci prendiamo una “pausa” con la vaporosità un po’ scontata di “
Just one wish”, da considerare davvero un fuggevole
break, dacché la melodia accattivante di “
Dont blame it on love again” sfida gli Eclipse sul loro terreno preferito, “
Give a little lovin’” conquista con un
refrain “a presa rapida” e “
Don’t leave me here alone” ricama toccanti trame sentimentali.
Tra i tanti provetti e diligenti propugnatori del
melodic rock scandinavo i
Perfect Plan si segnalano per la freschezza emozionale del loro
songwriting, di certo non rivoluzionario ma immune da sterili schematismi e da forzata “premeditazione” … insomma, il
piano funziona e se la
perfezione assoluta non è stata forse ancora raggiunta, l’impressione è che la distanza dall’ambiziosissimo obiettivo finale sia veramente minima.
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