Mosaic è il progetto del musicista tedesco
Martin van Valkenstij il quale si pone l’obiettivo di cantare il folklore della propria regione d’origine, la Turingia.
Finora, mi dicono dalla regia, si era espresso con lo strumento del black metal, ma in questa raccolta, dal titolo evocativo “
Harvest: Songs Of Autumnal Landscapes And Melancholy”, il nostro si pone in una prospettiva completamente diversa, dando vita ad un platter che oscilla tra la musica ambient e il neofolk, con chitarre acustiche, voci recitate, nuance atmosferiche e via dicendo.
Prima di esprimere un giudizio, vediamo cosa dice Martin a proposito di questa compilation di pezzi già editi, la quale viene definita come “
un'ode alle amate terre della Turingia in un viaggio attraverso boschi nebbiosi e notti di bruma, quando il sole dorato di fine estate deve cedere al freddo autunnale che inizia a salire dal terreno, quando il calore dell'estate deve cedere alla brezza gelida che annuncia la fine dell'anno, quando la luce deve cedere al buio”.
La definizione, invero appetitosa, che sembrerebbe rimandare al capolavoro “
Weiland” degli
Empyrium, disattende tale speranza all’ascolto del disco, naufragando in una serie di clichè quando non addirittura andando fuori fuoco. Faccio riferimento a certe declamazioni in madre lingua, che sembrano tratte dai discorsi di
Hitler a Norimberga e che, sebbene tratte da non so quale poema tedesco, poco o nulla hanno a che fare con la Turingia e i suoi paesaggi bucolici, spezzando l’atmosfera che, invero, è tutta basata su qualche chitarra acustica e, come detto, qualche inserto di musica ambient. Verrebbe da dire, “
tutto qui?”.
Non è tutto qui, perché nei pezzi più lunghi, come “
Bittersweet Odour”, riemerge il black metal proprio dei
Mosaic, il quale, al di là del giudizio prettamente musicale, sul quale non mi voglio esprimere, ci riporta alla domanda che aleggia su questa compilation, “
che ci appizza con l’autunno in Turingia?” per dirla alla
Tonino Di Pietro.
Qualcosa di buono c’è, rarefatto ma c’è, tuttavia troppo poco e soprattutto troppo mal assortito.
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