I bavaresi
Maahes si definiscono come un gruppo black metal influenzato dall'antico Egitto.
Mi aspettavo, forse ingenuamente, di ritrovarmi tra le mani la versione "nordica" dei Nile, anche in virtù del look del Nostri, ma l'ascolto di
"Reincarnation", purtroppo, non solo non ha risposto alle mie aspettative, ma, cosa più grave, mi ha profondamente deluso.
L'album, infatti, è un prodotto abbastanza scontato, con poche idee, a volte nemmeno originali come testimoniato da qualche riferimento ai Dimmu Borgir dei bei tempi, un album che, sebbene si lasci ascoltare poiché suonato e prodotto bene, non trasmette nulla e non ti invoglia a riascoltarlo.
I tedeschi non sono in grado, per lo meno in questo esordio, di procurare emozioni: la musica è asettica, certamente violenta e devota ai canoni del black sia svedese che norvegese, ma senza un'anima e senza la capacità di saper emergere dalla massa delle tante uscite simili.
Direi, quindi, che non basta travestirsi da antichi dei o trattare di mummie e piramidi per fare un buon disco, altrimenti tutti sarebbero in grado di farlo... e così non è.
Mi dispiace sia per il gruppo che per me che ho dovuto ascoltarli.
Alla prossima, con la speranza di dovermi ricredere.
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