Altro viaggio musicale in Svezia e dintorni, questa volta con lo split fra
Inisans e
Sepulchral Frost. I primi li avevamo già conosciuti un paio di anni fa all’epoca di “
Transition”, il loro debut per
Blood Harvest; i secondi invece non sono ancora arrivati al raggiungimento dell’obiettivo dell’uscita del primo album, avendo pubblicato lo scorso anno l’EP autoprodotto
“Frozen entrapment”.
I più esperti
Inisans sono presenti con due canzoni –
“Holocaust winds” e
“Circle of the Serpent” – che si ricollegano per suono, stile e approccio a quanto già sentito in “
Transition”, la prima si scaglia contro l’ascoltatore con fare minaccioso per poi rallentare con un ipnotico giro di chitarra ipnotico a fare da break per poi ripartire in accelerazione. La seconda traccia, che sembra esser ancora più diretta della prima, riprende quel “senso caotico” caratterizzante il suono degli Insanis e in cui è si nota un approccio ai
Morbid Angel delle origini.
Per i
Sepulchral Frost invece troviamo qualcosa di differente, un brano da oltre sei minuti che esprime le diverse influenze della band e che parte con ritmiche death ‘n roll per poi virare su tempi più lenti con un riff molto melodico e di chiara estrazione anni 90 (avete presente i primi
Evocation?) per poi riprendere velocità nell’ultimo minuto con un classico d-beat.
Alla fine questo
“Death fire darkness” è un modo per non restare fermi durante questo disgraziato 2020 e far girare il nome in attesa di riascoltarli con più minutaggio a loro disposizione.
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