Dan Swano è un personaggio colonna portante della musica dura a livello estremo.
Non solo si è meritato lo status per la sua carriera di produttore con gli
Unisound Studios, ma anche per aver collaborato con molte formazioni del genere.
Da musicista il nostro ha sviluppato vari interessi che spaziano dal prog, al gothic, all’hard e via discorrendo; ora dalle polveri del tempo ecco rispuntare per volontà della
Petrichor, divisione della storica
Hammerheart Records il debut dei
Godsend.
Questo disco denota l’amore del musicista e produttore per le sonorità doom metal a cavallo tra anni 70 e anni 80; qui troverete un piccolo esempio di come la passione per la buona musica dura non viva di steccati.
Si parte con un brano dal profumo sabbathiano come “
Slaydream”, una composizione dallo stile iommiano.
Chitarroni e basso possenti e riff allungati ipercompressi, un sentore blues, marcia lenta con il vocione di Swano profondissimo; solo settantiano come da tradizione.
Il ribaltamento lo abbiamo con la titletrack, sembra scritta dai
Candlemass migliori e difatti ti aspetteresti di sentire la voce stentorea di
Messiah Marcolin.
Qui la sofferenza, l’epicità e il pathos drammatico viene sottolineato da tempi lentissimi, un chorus pulito a più voci e tastiere; il solo è carico di melodia malinconica.
“
Autumn leaves” è un'altra composizione dal taglio melanconico e percorso da chitarre arpeggiate pulite.
La voci pulite ed i cori aprono a riffing pesanti e solos heavy aggiungendo anche un vocione contraffatto al computer minaccioso.
Di diverso avviso “
Beyond the mist of memories”, brano doom metal che a metà del brano pulito, melodico con chitarre arpeggiate e lievi tocchi di batteria, per poi ecco arrivare il chorus pulito irrobustito da riffing corposi e voci malinconiche.
“
Walking on the roads of the unbeheld” è bucolica; la composizione è sorretta da chitarre acustiche, voce pulita e dura meno di due minuti.
“
Silence of time”, è la conclusiva ed è puro doom metal inesorabile, elefantiaco con tempi pesantissimi e chitarre plumbee.
C’è un sentore di tragicità e un mood ieratico dato da una voce narrante profonda, in aggiunta ci sono chitarre pulite che sorreggono la melodia, il solo è breve e consono allo stile del disco.
Buon disco che mostra un altro aspetto di questo nume tutelare del metal, non è un capolavoro ma solamente una dichiarazione d’amore e passione al genere, e non è poco.
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