C'era una volta un gruppo fichissimo.
Un gruppo composto da un cantante con la faccia simpatica, una stampella tinta di nero mezza incapace con la chitarra, un figone vichingo al basso, un futuro pelatone (anzi due) all'altra chitarra e un bambino delle medie alla batteria.
Questi cinque nerd svedesi a fine anni '90, incuranti delle mode e del periodo tremendo che l'heavy metal classico stava passando, registrarono due dischi immortali come "
Glory to the Brave" ed il successivo "
Legacy of Kings", con i quali il sottoscritto usciva nudo in balcone a sfidare il sole e tutti coloro che rinnegavano il vero heavy metal con Slipknot e nu-metalate varie.
Questo gruppo fichissimo era così fichissimo che divenne il simbolo della trueaggine, tanto che venivano insultati, dileggiati, osteggiati, financo picchiati perchè troppo tamarri ed ancorati alla tradizione.
Poi questo gruppo, forse anche inebriato da un successo inaspettato, ha iniziato a cambiare elementi, ha registrato due dischi carini ma non certo straordinari, prima di piombare in una marea di album tra il noioso ed imbarazzante (aspettate che li conto), ben CINQUE insopportabili dischi che Lexotan levate proprio.
Scaricati dalla Nuclear Blast, hanno saputo ritrovare una certa verve compositiva col passaggio alla
Napalm, reingaggiando il bassista figone e mantenendo la propria identità intorno al duo del cantante col faccione simpatico, pure adesso con la barbetta bianca, e la stampella che è ancora incapace con la chitarra ed in più è pure da anni biondo, una cosa che per noi vecchi è peggio di un cazzotto in un occhio, avendolo conosciuto come una specie di Morticia della famiglia Addams.
A chi serve questo live?
Essenzialmente a loro, dato che il mondo della musica è in ginocchio data questa pandemia, e pure prima non è che stesse così in salute.
A noi serve?
In tutta sincerità così così. Per carità, io a vedere gli
Hammerfall (ah non ve lo avevo detto, erano loro quelli del gruppo fichissimo) ci andrei anche domani stesso se Conte me lo consentisse, il problema è che se mi suonano principalmente dei brani compresi tra "
Chapter V: Unbent, Unbowed, Unbroken" e "
(r)Evolution" il rischio di svenire ai piedi del mixer è a dir poco assicurato.
Ed ovviamente, un live che esce nel 2020 come può fare a meno di brani contenuti in ben 5 degli ultimi 7 dischi in studio pubblicati?
E così ecco che ci vengono propinate "
Hallowed Be My Name" e la terribile "
Any Means Necessary", "
Natural High" ed altre composizioni tra il soporifero ed il classicamente "brutto", (nota di biasimo per un medley solo strumentale di "
Renegade" fatto davvero malissimo, con "
Templars Of Steel" e "
A Legend Reborn" appena accennate che prima te lo fanno diventare barzotto, in attesa di cantare a squarciagola il ritornello e poi...bum, finito tutto) più altre invece gradevoli come "
Blood Bound", "
Hector's Hymn", la particolare "
Redemption" o la allegra "
(We Make) Sweden Rock" ; a farne le spese ci sono tantissime composizioni che ovviamente non troveranno spazio, tranne comunque pochissimi classici come "
Heeding the Call" (solo questa nel primo CD, uno scandalo) e "
Keep the Flame Burning", "
The Dragon Lies Bleeding" e "
Let the Hammer Fall" nel secondo Cd.
Poche, davvero troppo poche: capisco benissimo il desiderio della band e della casa discografica di spingere i brani più recenti ma quando il salto tra l'oggi e lo ieri è abissale noi non possiamo che prendere atto che "
i vecchi tempi sono i bei tempi": va dato atto agli Hammerfall di non essere mai cambiati (o quasi) e di essersi sempre presi dannatamente sul serio, sin da quando quei cinque nerd svedesi erano davvero un gruppo fichissimo.
E di questo gliene saremo sempre grati.