Per iniziare a commentare il debutto sulla lunga distanza degli
Stardust parafrasiamo il titolo di una delle canzoni più significative di “
Highway to heartbreak”: se dopo l’ascolto di “
2nd hand love” ritenete che questa fusione tra Def Leppard e Bad English (e la cosa non sorprende più di tanto giacché alla stesura del brano ha contribuito un certo
Mark Spiro ...) equivalga effettivamente a uno sterile riciclaggio (di “seconda mano” in senso dispregiativo) di sensazioni già vissute,
beh, probabilmente l’albo dei nostri ungheresi non fa per voi.
Per tutti quelli che invece non si preoccupano troppo della (diffusa) riproposizione dei
cliché del
rock melodico, sanno apprezzare un’intrigante reinterpretazione della prestigiosa scuola “classica” (soprattutto statunitense) del genere, suonata con notevoli capacità tecniche e irrorata da una buona dose di
feeling, il mio consiglio è di concedere una possibilità a questa nuova scoperta di casa
Frontiers Music, per quanto mi riguarda meritevole di un’attenta e scrupolosa attività di monitoraggio.
Così, nell’attesa e nella speranza che cresca il coefficiente di personalità, godiamoci senza troppi sofismi questi cinquanta minuti di sollazzo musicale, capaci di evocare le preziose effigi di Journey, Survivor e Winger, materializzando nei gangli sensoriali una manciata di gradevoli e appaganti
deja-vu.
L’ottima voce di
Adam Stewart, con sfumature timbriche tra
Perry,
Bickler e
Waite, funge da perfetto cicerone in questo viaggio negli anni d’oro del settore, avviato da una “
Runaway” che celebra la grandezza dei Survivor con dedizione,
verve e disinvoltura.
“
Heartbreaker” indurisce il clima sonoro mantenendo la tipica orecchiabilità e se “
Bullet to my heart” in altri tempi si sarebbe potuto considerare un potenziale
tormentone radiofonico, la bucolica “
Perfect obsession” inaugura la sezione maggiormente sentimentale del programma, dimostrando una particolare predisposizione del gruppo a questo importante “fondamentale” dell’
Adult Rock.
Impressione confermata dalla crepuscolare "
Can’t stop loving you”, dalla Journey/Bad English-
esca “
Blue jeans eyes” (prelevata dal primo
Ep) e dalla
soulful “
The river is rollin’”, mentre a chi predilige i cori ruffiani è indirizzata "
Shout it out”, in cui la filiazione di marca Bon Jovi appare fin un po’ troppo sfacciata.
Il dinamismo sornione di “
Eye to eye” e la linea melodica adescante di “
Hey mother” aggiungono i Night Ranger alla ricca congrega dei numi tutelari, esaurendo le notazioni su un disco che pur nella sua prevedibilità e devozione appare confezionato con un certo gusto e non mancherà di accendere gli animi di tutti coloro per cui la tradizione dell’
AOR rappresenta il “primo amore”, di quelli veramente difficili da dimenticare o rimpiazzare nel proprio avido
cuoricino di
chic-rockers.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?