Shores of Null - Beyond the Shores (On Death and Dying)

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2020
Durata:38 min.
Etichetta:Spikerot Records

Tracklist

  1. BEYOND THE SHORES (ON DEATH AND DYING)

Line up

  • Matteo Capozucca: bass
  • Emiliano Cantiano: drums
  • Gabriele Giaccari: guitars
  • Raffaele Colace: guitars
  • Davide Straccione: vocals

Voto medio utenti

Per chi non li conoscesse gli Shores of Null sono una talentuosa band italiana con base a Roma e con alle spalle due splendidi dischi pubblicati dalla prestigiosa etichetta Candlelight rispettivamente nel 2014 e nel 2017, la loro musica è inquadrabile nel filone gothic/doom/death con qualche sfumatura black oriented.
Il disco in questione, a livello di liriche ispirato al libro della psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross intitolato appunto “On Death and Dying” e prodotto e registrato come i precedenti dal bassista degli Hour of Penance Marco “Cinghio” Mastrobuono presso i suoi Kick Recording Studio, vede il cambio di casa discografica in favore della nostrana Spikerot Records e mantiene i livelli qualitativi del gruppo seppur si tratti di un disco parecchio diverso dai suoi predecessori. Infatti, l’album consta di un unico brano di 38 minuti la cui musica si dipana in diversi saliscendi concentrandosi in maniera marcata sull’aspetto doom/death dei nostri spesso portato all’estremo, dipingendo un mondo a tratti abissale. Non mancano le parti gotiche, dove fa capolino anche il pianoforte e che nelle linee melodiche di chitarra ricordano i Katatonia, per lo più accompagnate dalla voce pulita di Davide Straccione e in un paio di occasioni ed in perfetta tradizione gotica dalla voce femminile dell’ospite Elisabetta Marchetti degli Inno. Diversi gli ospiti, tra cui spicca il cantante degli Swallow the Sun Mikko Kotamaki che, nonostante il vocalist Davide Straccione sia dotato anche di un ottimo growl e scream come dimostrato nei precedenti album, si occupa delle parti appunto in growl e scream insieme agli altri ospiti alla voce Thomas A.G. Jensen dei Saturnus e Martina Lesley McLean. Il disco è certamente debitore dei maestri inglesi del genere, ma con personalità e senza scimmiottare i gruppi di riferimento, e mantiene un tono oscuro, triste, malinconico, potremmo dire nordico, emblematici l’inizio col vento e la fine con la tempesta e qualche parte, anche molto doom, accompagnata da malinconico violino alla My Dying Bride. Poche e brevi le accelerate seppur controllate. Il lungo brano presenta una struttura ciclica che vede il ritorno durante l‘ascolto, spesso un pò variato, di parti ascoltate in precedenza. Veramente di impatto le parti doom su cui si staglia il lento growl possente e cavernoso di Mikka Kotamaki, molto belli gli intrecci di voce dei vari cantanti che denotano una estrema cura del comparto vocale, cura vocale che abbiamo avuto modo di apprezzare già nei precedenti album ed in particolare nel loro penultimo. Non è facile scrivere un pezzo di 38 minuti facendo mantenere l’attenzione per tutta la sua durata, ma gli Shores of Null ci sono riusciti a conferma del talento della band e del fatto che il metal tricolore annoveri esponenti di assoluto livello.

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