Scard è il progetto di
J. Huston, musicista americano al quale piace mischiare generi apparentemente molto affini ma, in realtà, molto distanti, come dark ambient, power electronics, death industrial e noise. Lo scopo dichiarato è quello di fondere l’atmosfera delle foreste dell’Oregon, stato nel quale vive, e il marciume delle città moderne come Seattle, nella quale è cresciuto.
L’approccio multifattoriale di Huston paga, perché riesce, con il presente “
Rusted Lock”, a fondere i diversi stili in maniera uniforme, stratificata, sfaccettata, senza che possano intravedersi crepe nell’impianto stilistico.
Il mood del disco è discretamente acido, pesante e claustrofobico, e ciò appare sin da subito chiaro, con l’iniziale “
Polluted And Barren”, abile a creare una tensione strisciante, che cresce in maniera inesorabile, con una magistrale transizione dal dark ambient iniziale al noise sfociando nel classico beat power electronics, in un’atmosfera da incubo industriale che mette a disagio l’ascoltatore, lo fa sentire spaurito. Sembra di essere rimasti intrappolati a
Silent Hill.
La musica, fortunatamente, non cambia con la successiva “
Dancing With Rot”, che è ancora più incubica della precedente, e sposta le coordinate più verso il death industrial, anche se
Scard ha il pregio di non indulgere mai nella cacofonia fine a se stessa.
Non vi ho ancora detto che
J. Huston suona anche in un paio di band black metal, tra cui i
Winter In The Blood, e inserisce nel disco un’aurea di tipica malvagità nera.
Infatti, dopo la noisy “
Impenetrable Will”, ci spiazza con “
Silence Of God”, pezzo assolutamente spurio rispetto al resto, con una melodia glam/gotica che quasi richiama le migliori cose di
Marilyn Manson, in un’atmosfera decadente, maligna, di perdizione assoluta.
“
Graveyard Dirt” è breve ma incisiva e crudele, in un’atmosfera spaventosa che si ricollega alla successiva “
Withered Prey”, anche se di mezzo c’è un inizio power electronics, e che ha un mood rituale, da sabba lisergico.
“
Fire In The Veins” è ancora una volta la versione più acida e brutale del reverendo
Manson remixato da
Trent Reznor in botta da LSD.
Chiude il disco “
Tainted And Estranged”, ennesimo e ultimo discarico di marciume e oscurità, di visioni orrorifiche e incubiche.
Se riuscite ad accettare che “
Rusted Lock” non contenga nemmeno l’ombra di metallo ma al tempo stesso vi piacciono le sfide e, soprattutto, vi piace la musica d’atmosfera, apocalittica e terrificante, io credo che questo disco vi potrebbe piacere e anche molto, perché qui ci troviamo di fronte ad un musicista che non vuole fare solo baccano con le macchine, quello si ferma alle orecchie, ma vuole arrivare alla vostra anima e perderla per sempre. Accettate la sfida?
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