L’ultima volta che ho recensito il progetto ellenico
Dark Awake non è andata gran bene per il suo mastermind, tale
Shelmerdine, sul cui moniker già all’epoca vi invitai a non fare becera ironia. Purtroppo per lui, quella recensione, finì
a schifiu, come direbbero nella Magna Grecia.
Dopo 7 anni e una pletora innumerevole di release, tipica dei progetti dark ambient/neofolk, il nostro osa ripresentarsi al giudizio delle nostre orecchie con il presente “
Hekateion”, disco che, stando alle parole di
Shelmerdine, dovrebbe rappresentare il degno accompagnamento di un rituale esoterico dedicato all’antica dea della stregoneria,
Hecate.
L’iniziale title-track ci presenta un dark ambient manieristico, fatto da una parte di una ambience ovattata infarcita di rumori improvvisi, e dall’altra parte dello spoken words di tale
Sekte, voce femminile che dovrebbe esplicarci il rituale esoterico. Il pezzo, che vorrebbe essere inquietante, in effetti lo è, ma l’inquietudine che suscita non è certo dovuta al fatto di trovarsi di fronte a musica minacciosa o terrificante, bensì al fatto di trovarsi di fronte a quasi 25 minuti di nulla, dove si aspetta che succeda qualcosa ma alla fine non succede niente di niente, se si eccettuano gli ultimissimi minuti dove sembra che il rituale prenda finalmente forma.
25 fottuti minuti rubati alla mia vita, lunghissimi minuti durante i quali mi sarei potuto dedicare ad attività più gratificanti, tipo lo scaccolamento del naso o la visione di un bel pornazzo in rete. Attività alle quali forse pure il buon
Shelmerdine farebbe meglio a dedicarsi.
“
Erebenne Arkuia Nekui” è uno scontatissimo intermezzo dark ambient di 2 minuti, rubato da chissà quale disco di
Nordvargr, che se non fosse per il lamento femminile di
Sekte, sarebbe da denuncia per plagio. Cosa che però avviene per la successiva “
Triformis Dadouchos Soteira”, pezzo che senza la voce femminile è davvero ai minimi termini per originalità e inventiva.
Ma attenzione, colpo di scena,
Shelmerdine cala l’asso con la conclusiva “
Damnomeneia”, introdotta da percussioni quasi tribali e dal suono di uno strumento a fiato (che sia il famigerato
kangling?) e che fornisce un po’ di vera atmosfera a questo disco, con glaciali incursioni nell’industrial, solamente accennate però e sicuramente debitrici della scena svedese, alla
Atrium Carceri per intenderci. Siamo comunque dalle parti del nulla di che.
La cosa assurda è che questo disco è pubblicato dalla
Aesthetic Death Records, rispettabilissima label inglese guidata da
Greg Chandler degli
Esoteric. Che sia caduto sotto qualche incantesimo di quel vecchio stregone di
Shelmerdine?
Cosa resta di questo “
Hekateion”? Nulla.
Se è un rituale esoterico messo in musica, consiglierei a
Shelmerdine di farseli a casa sua i rituali e non spacciarli per musica o arte, se invece dobbiamo considerare solo l’aspetto musicale dobbiamo concludere che questo disco non ha alcuna ragione di esistere, non avendo alcuno spunto di interesse per chi è avvezzo al dark ambient, risultando, nella migliore delle ipotesi, una copia sbiadita e mal assortita di chi la storia di questo genere l’ha fatta, non ora, ma già 25 anni fa.
Quindi signori della corte, concludo come 7 anni fa, mandando a fare in culo
Shelmerdine e la sua pseudo-musica e invitandolo a lanciarmi le sue maledizioni che, come 7 anni fa, dirotterò sul Graz.