Il Fluido Elettrico comincia a distribuire le sue scariche letali nel 2000, anno in cui la formazione decide di esternare in prima persona, sotto forma di proposta musicale, il suo amore incondizionato per l’hard ‘n’ heavy anni ’80 e per band come WASP, Saxon e Iron Maiden.
Dopo la solita difficile gavetta live, il gruppo fiorentino, nel 2002, passa sotto l’egida della Ululati dall’Underground, fatto che gli consente di dare alla luce il primo demo (nel 2003), intitolato “Back to the past”, accolto da stampa e pubblico abbastanza favorevolmente e, soprattutto, di registrare (nei Matters of Sound studios di Calenzano; ottima la resa sonora del disco) questo five-track cd, dal titolo “Take off the plug”.
Devo confessare che osservando l’artwork del suddetto dischetto, sono stato colto da alcune perplessità, non tanto per la cover un po’ naif (aspetto abbastanza usuale, in parecchie produzioni discografiche relative al periodo preso a modello dai nostri), che richiama alla memoria il mitico “Non aprite quella porta” di Tobe Hooper (tema ripreso anche nell’intro del disco e in alcune delle foto del booklet) con la motosega, attrezzo preferito di Leatherface, protagonista di quel film, a fare bella mostra di sé, quanto per il make-up indossato dal singer Leonardo Romeo che associato al modo di presentarsi degli altri componenti della formazione (un simil-biker, un boscaiolo con tanto d’ascia, la comunque simpatica t-shirt del bassista David dove campeggia la scritta “No, I’m not satanist. I just like Trippa”), pur denotando una buona dose d’ironia, risulta forse un po’ fuorviante.
Fortunatamente, quando attacca il primo brano del disco, “Strange euphoria”, tutti gli eventuali dubbi d’origine “estetica” vengono immediatamente accantonati e la devozione ai suoni heavy degli eighties, denunciata nella bio, trova la sua immediata conferma: i riffs affilati, la voce grintosa, gli stacchi atti a far salire la tensione, la sezione ritmica a sostenere il tutto con dovizia, rammentano proprio gli schemi caratteristici del metal di quegli anni, con buoni esiti e senza eccessivi atti di clonazione.
Il singer Leonardo, che, a quanto pare, ha come suo principale punto di riferimento il colosso Michael Kiske, a me personalmente ha ricordato anche un po’ certe interpretazioni meno “epiche” di David DeFeis (e se non è un complimento questo!), a partire proprio dalla seconda traccia, “Looking for another fate”, con i suoi umori class metal e una linea melodica molto allettante, grazie anche all’ottimo lavoro svolto alle chitarre dal bravo Damiano Ammannati.
“Spirit traders”, è una traccia che inizia in maniera più introspettiva, per poi “incattivirsi” nel prosieguo, con una di quelle “progressioni” molto tipiche ma altrettanto piacevoli, dove si segnalano un’interessante interpretazione vocale e l’abilità della coppia ritmica formata da Cantina e Gabriele De Feo, mentre alcune soluzioni chitarristiche necessiterebbero di un briciolo di precisione in più.
Molto bella la parte acustica che introduce “She’s the wind ...”, l’immancabile ballata del cd, piuttosto riuscita anche nel suo vigoroso break centrale, manifestando le buone doti degli Electric Fluid nel fronteggiare anche questa particolare e “rischiosa” materia senza essere troppo melensi.
“I’ll crush you!” che segna il ritorno dell’energia e della grinta (con particolari variazioni ritmiche nel finale), vede la gradita presenza in veste di ospite, di un grande del metal tricolore, quel Daniele “Bud” Ancillotti (attualmente voce nei suoi Bud Tribe), che con la Strana Officina aveva contribuito a tracciare una via italiana al metallo in anni in cui questo tipo di percorso era tutt’altro che agevole.
Per rimanere in tema “nostalgia”, la co-produzione dell’Ep è affidata a Marco Ruggeri, autore (nell’89) con il suo Ruggeri Project, di un interessantissimo album dal titolo “Mutant kind”, che consiglierei, a tutti i guitar-hero fans, di recuperare.
In conclusione, un buon lavoro quello che gli Electric Fluid consegnano a tutti gli estimatori di questo genere musicale, fatto con abilità, passione, spontaneità e discreta personalità e che non potrà che essere accolto in modo più che positivo dai molti seguaci di questo stile, che sta tornando in auge anche tra i kids più giovani, segno che non si tratta di suoni datati o superati ma di una musica in grado di condensare potenza, tecnica strumentale e fondamentale apporto melodico e attraverso questi connotati, suscitare emozioni e salutari scariche d’adrenalina … cosa si può chiedere di più?