Sulla scia di una moda che imperversa oramai da diversi anni e che ha smesso, da tempo, di regalarci soddisfazioni, ecco spuntare l'ennesima goth band guidata da una front-woman dalla voce cristallina.
A dire il vero, in questo caso specifico, dovremmo parlare di front-women, visto che alla lead vocalist Annabelle si affianca l'amica e compagna Jen, tastierista e vocalist.
Come l'universo pop ci insegna, anche il fenomeno delle "lolite" della musica riscuote successi a go-go, per cui, cosa di meglio che due diciottenni inglesi dalle discrete capacità musicali a capo dell'ennesima funghetto-band del sottobosco metal?
Che questo ragionamento si avvicini in toto o solo in parte a quello elucubrato dalla Casket Music prima di far uscire "Drowned in Question" degli Apparition, sta di fatto che si è rivelato un evidente buco nell'acqua.
Complessivamente l'album ricalca i clichè più canonici del genere, riproponendo melodie trite e ritrite, cantati monotoni e ripetitivi, arpeggi e riffs finiti definitivamente nel dimenticatoio, eccezion fatta (forse) per "Frozen Roses", in cui riecheggiano sparuti frangenti di modernità e "Forever Guilty", che trovo perfetto come singolo da radio (merito del ritornello estremamente orecchiabile) per quindicenni invasati ignari di cosa sia il metal con la M maiuscola.
Purtroppo, per gli Apparition, il loro primo lavoro non suscita in me altre riflessioni degne di menzione.
Un album diretto a chi non ne ha ancora abbastanza di cloni di Lacuna Coil, Nightwish e Evanescence.
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