Nel 1998 la
Black Widow pubblicava il volumetto “
Incubi notturni – Dead of night”, che ripercorreva con competenza la storia del cinema
horror e
thriller, analizzando il legame indelebile tra questi generi e le relative colonne sonore, a volte addirittura più evocative delle immagini stesse.
Con contributi prestigiosi (
Antonella Fulci,
Luigi Cozzi,
Roberto Curti,
Al Festa, oltre a un cammeo di
Dario Argento) il libro poneva particolare attenzione alla grande tradizione italica del settore, con disamine specifiche e la filmografia essenziale dei
Maestri Mario Bava,
Lucio Fulci e dei protagonisti del gotico e del “giallo” in salsa tricolore.
Oggi, quel “
… filo rosso sangue tra cinema e musica” svela una nuova propaggine attraverso il disco eponimo dei
La Stanza delle Maschere, profondamente intriso di quell’immaginario e la cui musica sarebbe stata perfetta per arricchire ulteriormente il favoloso (doppio)
Cd “
… E tu vivrai nel terrore”, che completava quell’opera così preziosa, in cui autorevolissimi musicisti (
Claudio Simonetti, Death SS, The Black, … ma anche i Morte Macabre, estemporanea collaborazione tra Anekdoten e Landberk …) proponevano un denso crogiolo di autentica tensione sonica, ispirata dai capolavori del brivido.
Scoprire che dietro una delle
Maschere del gruppo si cela la ricca personalità espressiva di
Domenico Lotito (Error Amplifier, Strange Here), e che all’albo ha collaborato, in veste di
special guest,
Alexander Scardavian (Strange Here,
Paul Chain, Where The Sun Comes Down,
Steve Sylvester), rappresenta per il sottoscritto una certa “garanzia” di preparazione e vocazione alla materia oscura, puntualmente confermata da un programma davvero “rabbrividente”, capace di trasformare in note inquietanti suggestioni letterarie (da
Lovecraft a
Eraldo Baldini, passando per
Edgar Alan Poe), oltre che, ovviamente, conturbanti e vivide memorie cinematografiche.
Proseguendo in un percorso già tracciato da Goblin e
Fabio Frizzi, e poi da Jacula, Black Hole e il Segno del Comando, “
La stanza delle maschere” impressiona l’astante con le narrazioni spettrali di
Angelo "Blood" Sposito, il canto malioso di
Tiziana Radis e le tastiere torbide di
Roby Tav (gli ultimi due di fama Secret Tales), a comporre, con le chitarre, le stesure musicali e gli arrangiamenti di
Lotito, un coagulo di pura fascinazione ossianica, in cui si agitano misteriose figure eteree, lapilli psichedelici, “voci dal profondo”, litanie ipnotiche, suoni fumiganti di zolfo e un senso di coinvolgimento ed estraniazione davvero potente.
In questo modo, proprio come i grandi registi capaci di inchiodare lo spettatore alla poltrona e qui omaggiati in maniera più o meno esplicita (ricordando anche il mitico
Pupi Avati e
Fernando Di Leo),
La Stanza delle Maschere mette in scena un fulgido esempio di straordinaria “bellezza del terrore”, il cui richiamo è praticamente irresistibile … per dirla alla maniera di
Fulci, “
tu, o viandante alle soglie delle tenebre, vieni” … cosa aspettate?
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