Quando hai un progetto chiuso nel cassetto, ci mediti sopra per anni aspettando il momento giusto per trasformare le idee in qualcosa di pratico e nel frattempo continui a rifinire le tue capacità con l'esercizio pratico il risultato finale non può che essere qualcosa di degno di nota. Nonostante le soddisfazioni derivanti da una carriera più che decennale, il mastermind Oystein G. Brun da tempo intendeva realizzare un esperimento con i suoi Borknagar: utilizzare quelle grezze composizioni acustiche che fanno da ossatura per ogni suo album, lasciandole intatte durante la registrazione invece che andare a rielaborarle nella versione avanguardistica che abbiamo potuto ascoltare negli ultimi due lavori dell'eclettica band norvegese. Il risultato è folk, ma diverso da quello che si alternava al viking/black delle origini, e diverso anche dalla musica acustica tradizionale di album come ad esempio "Kveldssanger" degli Ulver. "Origin" suona più progressivo, ed è evidente appunto come le caratteristiche siano le stesse di Epic, solamente espresse in maniera più organica. Merito delle grandissime capacità messe in gioco da tutti i componenti di questa super-band. Come dal poliedrico cantante svedese Vintersorg, sempre più preso dalle sue tematiche cosmiche e filosofiche sulla natura dell'universo e dell'uomo, che tira fuori dall'ugola una buona prestazione (tutta pulita!) scalfita solo da qualche parte un pò forzata qua e là che si sarebbe anche potuta evitare. Come dalle esperienze accumulate dagli incestuosi Lars A. Nedland, Asgeir Mickelson e Tyr con le loro band precedenti (ricordiamo - tra le altre - Solefald, Age Of Silence, Green Carnation e Spiral Architect!). Come dagli inserimenti sapienti di violoncello, violino e flauto (che in alcuni punti riportano alla mente i Winds, e quindi strutture assimilabili alla musica classica), suonati da autentiche icone della scena musicale norvegese. Incredibile pensare a gente con la faccia pitturata di bianco e nero quando si gode della maturità e della sapienza artistica messa in gioco da questi mostri sacri: "Origin" è un album difficile da capire, complesso nella struttura e a volte inutilmente elaborato, ma intelligentemente limitato a poco più di mezz'ora di durata. Il tempo ideale per non annoiare, il tempo giusto per catturare l'ascoltatore nella storia della nascita dell'universo. Non sarà un ritorno alle origini, ma sicuramente è un'opera da non perdere!
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