Terzo album per i
Palace … riuscirà “
Rock and roll radio” a fare quel “passetto” espressivo, piccolo ma fondamentale, per valicare il confine del
gotha del
rock melodico contemporaneo?
Domanda stuzzicante e risposta difficile, anche perché la scena di riferimento è piuttosto florida e la proverbiale asticella si è ulteriormente alzata in questo 2020 apprezzabile esclusivamente per il livello musicale.
E allora iniziamo questa disamina dicendo che
Michael Palace conferma la sua classe nella trattazione dell’
AOR ottantiano, accentuando addirittura il coefficiente squisitamente nostalgico, il tutto senza apparire “eccessivamente” parodistico.
E proprio quell’avverbio tra virgolette è una delle chiavi di lettura fondamentali dell’intera questione … se vi piacciono le atmosfere spensierate, solari, “radiofoniche” degli anni d’oro del genere, “
Rock and roll radio”, esplicito fin dal titolo, potrebbe davvero fare al caso vostro, a patto, però, che non vi aspettiate brani da consegnare direttamente ai posteri.
Ed ecco manifestarsi il secondo aspetto nodale della faccenda, e cioè la qualità del
songwriting, assai elevata e ammaliante e tuttavia raramente “davvero” memorabile, avvolta com’è da una sottile patina di manierismo.
Insomma, il disco è bello, divertente, abbastanza coinvolgente, e tuttavia non lascia moltissimo di sé nell’animo degli
chic-rockers, soprattutto in quelli più smaliziati che verosimilmente si beeranno di antiche e indelebili memorie, ben evocate, ma non sempre adeguatamente esaltate.
Un esempio lampante è la
title-track dell’albo, che tenta di riprodurre gli
hit da colonna sonora degli anni ottanta scontando un pizzico di esagerata emulazione, o anche brani come le poppettose "
She's so original” e “
Strictly by the rules”, che finiscono per piacere all'istante e altrettanto velocemente svaniscono nell’etere.
Di tutt’altra caratura appaiono “
Castaway”, “
Way up here” e “
Origin of love”, gioiellini adulti a ventiquattro carati, “
Cold ones”, una sorta di Toto
meets Boulevard, “
Eleonora”, figlia legittima dei grandi Starship e pure la scattante "
Hot steel”, graffiante e ruffiana al punto giusto.
Non male, infine, la fascinosa magniloquenza di “
My gray cloud”, interessante variazione all’interno di un percorso parecchio definito, la raffinata
verve di “
When it's over” e la gustosa pressione
anthemica di “
Fight”, intrigante ultimo atto di un programma complessivamente godibile e gioioso.
“
Rock and roll radio” voleva essere una collezione di canzoni da sparare a tutto volume mentre vagheggiate di percorrere, con la fiammante decapottabile, la vostra
highway preferita e se in questo senso l’obiettivo può dirsi raggiunto, rimane la convinzione che da(i)
Palace sia lecito attendersi qualcosa di più durevole e progredito.
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