Ci sono stili che non invecchiano mai e che osservano imperturbabili il nascere e il morire di mode che durano il tempo della fiamma di un cerino con algida imperturbabilità.
Lo Swedish Death Metal appartiene a questa ristretta elitè, come una divinità dei tempi antichi ancora oggi mantiene intatto il suo fascino ed ha una schiera di seguaci capaci di diffonderne il messaggio alle masse.
Se, in questo disgraziato 2020, vi siete scapicollati con
“Misanthropic breed” dei
Lik, preparatevi a bissare l’esperienza con l’ascolto di “
Tales of madness”, quinto lavoro in studio
Wombbath, quarto da quando la band di Sala ha deciso di riprendere l’attività sospesa nei primi anni 90.
Album particolare questo
“Tales of madness”, perché nasce per festeggiare il trentesimo anno dalla fondazione della band avvenuto nel 1990 ed il contenuto è un giusto equilibrio fra pezzi inediti e rivisitazione/ri-arrangiamento/re-registrazione di brani appartenenti al profondo passato degli Svedesi. Per la precisione i primi tre pezzi che aprono il cd risalgono al demo “
Brutal mights” del 1992, mentre
“Lavatory suicide remains” all’EP “
Lavatory” del 1994, i rimanenti quattro invece sono “carne fresca” per noi divoratori seriali di death metal.
Mi sembra superfluo sottolineare come la coppia
Håkan Stuvemark/Thomas Von Wachenfeldt sciorini riff su riff con una semplicità disarmante in quello che è una gioiosa glorificazione del Boss HM-2, riuscendo a dire la loro in un genere che è stato esplorato in lungo e in largo sia quando si tratta di pigiare sull’acceleratore, sia quando ci si adagia su ritmi più cadenzati ma sempre con il giusto tocco melodico quando serve.
L’esperimento di coniugare pezzi vecchi e nuovi poteva essere un azzardo (alzi la mano chi non si è mai lasciato andare a esclamazioni del tipo “vuoi mettere con gli album di una volta …”) ed invece riesce in pieno in quanto il materiale più datato appare ancora fresco e vitale (ottime davvero
“Brutal mights” e la morbosa
“Lavatory suicide remains”), mentre il nuovo non fa rimpiangere i vecchi tempi andati grazie a grinta ed identità.
E’ evidente che i
Wombbath abbiano ancora benzina in serbatoio, così come appare immutata la voglia di continuare a contribuire alla causa dello Swedeath e
“Tales of madness” è un buon modo per finire l’anno ed iniziare quello nuovo.
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