Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:47 min.
Etichetta:Petrichor

Tracklist

  1. KARSTEN OG DRAUGEN
  2. DAUING
  3. SJØORMEN
  4. DEILDEGASTEN
  5. UTBYRD
  6. SKOGEN
  7. BLIKKSTILLE VANN

Line up

  • Gast: bass
  • Tykje: drums
  • Gjenganger: guitars
  • Skarv: guitars
  • Nohr: vocals

Voto medio utenti

Piccoli Dimmu Borgir crescono, potrei definire così il percorso musicale dei norvegesi.
Già perché questa five piece pesca a piene mani dalla band del buon Shagrath, soprattutto dalla discografia del periodo di mezzo della band, ma aggiungendo un tocco più sinfonico e drammatico.
Il debut uscito autoprodotto in origine nel 2017, verrà ripubblicato nel 2021 in maniera ufficiale dalla Petrichor, costola della Hammerheart Records.
L’opener “Karsten og draugen”, inizia con un bel blast beats e riffing serrati; il singer ha uno screaming acido e le orchestrazioni prendono il via su tempi cadenzati.
Il brano ricorda proprio i conterranei più famosi, soprattutto nell’uso del riffing, le parti vocali sono più acute e acide e l’uso del blast beats è dosato a dovere; il tono sinfonico è presente soprattutto nella parte centrale prima della ripresa elettrica ma dalle vocals pulite.
Dauing” è una cavalcata black metal dal riff tagliente, ottimo lo scambio ritmico con le orchestrazioni che punteggiano la struttura ma senza sovrastarle.
I cambi di tempo sono fluidi con l’inserimento di blast beats all’occasione e un che di epicheggiante nella trama sinfonica.
Deildegasten” parte in modo cadenzato per poi diventare un up tempo dove screaming acidi e acuti vengono doppiati da toni più profondi e iracondi.
I riff di chitarra sono serrati con un buon uso della melodia, bella l’accelerazione prima del rallentamento a rotta di collo.
Utbyrd”, è il brano che prende il nome dalla formazione norvegese; dopo alcune punteggiature orchestrali prende il la il brano vero e proprio che è una summa del symphonic black metal.
I tempi non sono velocissimi in modo da far crescere il pathos drammatico con l’entrata di chitarre melodiche e voce femminile, le orchestrazioni mai invasive tengono il filo alla controparte metal e reggono l’emotività che il gruppo vuole comunicare.
Un discreto debutto che nonostante si riconosca il nume ispiratore di riferimento c’è un pizzico di personalità in più, per chi non sopporta la china che la band guidata da Shagrat e Silenoz ha preso ultimamente, questi scandinavi sono l’ideale.

Recensione a cura di Matteo Mapelli

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