Un pizzico di Rolling Stones, una spolverata di Beatles, tantissimo garage-rock'n'roll, ed otteniamo i tedeschi
Order 69 al debutto per
Bug Valley Records. Energia vintage e stradaiola, ma anche freschezza ed entusiasmo giovanile. Chitarra acid-fuzz, ritmiche saltellanti molto seventies, voce grintosa e sgraziata, un tocco di orecchiabilità melodica e di groove che scuote le ossa. Vecchia ricetta per nuovi interpreti.
Il disco scorre bene dall'inizio alla fine. Molto vicino alle cose dei Gluecifer, dei Gorilla, degli Admiral Sir Cloudesley Showell. Brani dirty-rock impulsivi ed immediati come "
Drive" e "
Criyin", blues torcibudella e ZZTop-iani ("
Fire and fuel","
Gun"), scampoli di acidità bluesy torbida e fangosa ("
The relief"), canzoni che trasudano sesso e ragazze facili ("
Lady J", "
Squirter") o l'eterna triade "sex & drugs & rock'n'roll" ("
Filling the pots").
Qualcuno potrà sostenere che non c'è nulla di nuovo in questo stile, che il rock si è evoluto ed è cambiato nel tempo, che la tendenza retrò non è al passo coi tempi e la modernità tecnologica e globalista. Balle.
In questo album c'è l'essenza del rockblues, del rock sporco ed intenso, dello stordimento alcolico, dell'indole selvaggia ed antagonista, in sostanza di ciò che è stato e dovrebbe essere in eterno il rock dei piccoli locali, delle cantine, della passione e della dedizione alla musica senza ambizioni magniloquenti ed autocelebrative. Roba pura, diretta, coinvolgente e dritta allo scopo.
I ragazzi di Münster (Renania-Vestfalia) sono giovani, alle prime armi, ma trasmettono più calore ed attitudine di certe vecchie glorie appassite. Possono certamente crescere, migliorare, acquisire esperienza, ma la direzione è quella giusta ed il presente lavoro li pone all'attenzione di chi ama il rock più viscerale, cazzuto, maleducato e vitale.
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