Terzo full-length per i finnici Total Devastation, i quali per l’occasione fanno meno proclami rispetto al precedente (e deludente) “Reclusion”, ma offrono una resa migliore.
Affermando esplicitamente di ispirarsi a “Wolverine Blues” degli Entombed, il suono di questo “Wreck” è sospeso tra antico e moderno, perché pur gettando un occhio ad Entombed, At The Gates e Autopsy, offrono spunti di moderno metalcore, anche in fase di produzione, alternati con rallentamenti tipicamente doom.
Ottimi gli inserti di tastiera, i quali servono a creare “textures” e passaggi più industriali, quando non alieni.
Il disco ha come punto di forza un groove decisamente massiccio, e dà il meglio di sé nella parte centrale, con il trittico “Surveillance”, “Twitcher” ed “Unsung Hero”, che è capace di esplorare tutte le diverse potenzialità dei Total Devastation, comprese alcune dissonanze ed alcune disarmonie allucinate tipiche del postcore americano.
Il risultato è un sound alquanto originale, che alla lunga viene fuori e sa catturare l’attenzione dell’ascoltatore.
Di certo aiuta il fatto che la band è composta da sei membri di cui i tre fratelli Pikka, i due altri fratelli Hakuli e solo il singer, peraltro ottimo, Jaakko Heinonen estraneo a legami di sangue.
A dispetto del nome però, la band non deflagra quasi mai in veri e propri eccessi di brutalità, e anche la velocità è quasi mai settata su valori scriteriati. In compenso però i Total Devastation sanno essere pesanti e questo “Wreck” è davvero il loro miglior disco.
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