La prima volta che ho ascoltato
“The Silence” di
Andrea Giordano, devo dire che sono rimasto abbastanza scosso. Era la prima volta che sentivo un certo tipo di musica, intesa come colonna sonora, sul rapporto fra il bene e il male che ognuno di noi affronta nella vita. Curioso sì, ma anche abbastanza dubbioso. È veramente possibile racchiudere strumentalmente, un mix di tali emozioni e paure? Anticipo subito il parere che solitamente va a fine recensione, sì e no. Ma partiamo con ordine.
Andrea Giordano è il chitarrista dei
Toolbox Terror, band Death Metal italiana ligure che ha all’attivo due dischi. Studioso di musica classica, ha voluto creare da zero un album dove poter provare a inserire le varie sfaccettature provate dall’essere umano nel corso della vita e, personalmente, il risultato non è stato né una caduta, ma né un capolavoro.
“The Silence” si destreggia nei suoi 40 minuti circa di ascolto fra momenti onirici, sognanti, ma allo stesso tempo anche spaventosi, pieni di un’ansia che colpisce dritta al cuore.
“Laceration” è un esempio perfetto di queste ultime parole, e per quanto sia relativamente corta (non raggiunge per poco i 3 minuti) riesce a far percepire all’ascoltatore quelle sensazioni di inquietudine e angoscia, e che con la successiva
“Deliver Us From Evil” raggiunge il suo apice. Al contrario, pezzi come
“Penitence” o
“Oblivion” fanno avvertire sensazioni contrastanti, non propriamente di felicità, ma di arrendevolezza al proprio destino, di una lunga oppressione destinata a finire con la morte. Il sound dell’intero disco è molto decadente, quasi gotico, e questo sicuramente giova per il fattore originalità. Il problema principale riscontrabile in
“The Silence” è una lunga, a tratti quasi interminabile costruzione delle atmosfere, per far sì che il tutto scaturisca poi in quei pochi secondi finali dove finalmente il disco prende vita. Le iniziali
“Unborn” e
“Genesis” sono un continuo prolungamento che alla fine riescono a concretizzarsi nella bella
“Into The Darkness”. Il fatto è che ciò non succede una sola volta, ma più volte all’interno del disco. Questo contribuisce non poco a far calare l’attenzione uditiva di chi ascolta, e dimenticarsi velocemente tutto il pathos costruito durante i precedenti pezzi.
In
“The Silence” sicuramente le idee non mancano, ed è da lodare la creatività dell’artista per la realizzazione dell’album. Negli ultimi anni si ha avuto l’opportunità di ascoltare molti dischi sinfonici, ma con il problema costante che annoiassero in breve tempo, e che lo scaffale sarebbe poi stato il loro posto, a prender polvere.
Andrea Giordano tira fuori invece un disco che, pur con i suoi evidenti difetti, ha il pregio di creare un concept originale e di far venire qualche brivido di paura a chi ascolta, non risultando perciò anonimo.
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