Secondo album in studio per i
Final Void, provenienti da Tampere (Finlandia), intitolato
Visions Of Fear; disco interessante, dalla durata relativamente breve (poco più di 32 minuti) e difficilmente riconducibile ad una delle varie sottocategorie (presunte o inventate che siano) della musica dura, come invece piace sempre fare a noi malati mentali e fanatici delle classificazioni, ma forse è proprio questo il punto di forza del disco.
Visions Of Fear infatti è un lavoro indubbiamente intrigante, esattamente come il suo cupo (ma vivo) artwork che ne rappresenta l’essenza, in cui la strana commistione tra melodic metal e gothic (per lo meno nelle linee melodiche decadenti), con addirittura qualche spruzzata di AOR, se da un lato potrebbe spiazzare l’ascoltatore, perchè genera un sound in certi frangenti troppo morbido, dall’altra parte tende ad incuriosirlo e, in un certo senso, lo ipnotizza, grazie alle atmosfere create ed alle improvvise accelerazioni dei brani che arrivano in maniera del tutto inaspettata.
A dare ulteriore valore aggiunto all’album è poi la bravura della band nel riuscire a trasformare in musica tutti i propri demoni interiori, dando vita a composizioni che mettono in risalto inquietudine, angoscia, timori ma anche grandissima forza interiore e dignità, come del resto ci insegna la tradizione finlandese (Stratovarius, Amorphis e primi Sonata Arctica, su tutti).
I
Final Void si dimostrano inoltre dei musicisti assai abili non solo, come già detto, ad esternare le proprie emozioni lungo tutta la durata del disco, ma anche preparati tecnicamente, specialmente le chitarre di
Toni Hangasmaki che danno vita a fraseggi ed assoli veramente accattivanti ed incisivi, in particolari in brani quali
Fear, Symphony Of Lies o nella conclusiva e “doommosissima”
Cataclysm.
Le tracce, a partire dall’iniziale
Common Enemy, passando per
Unholy Grasp,
Abomination e
Social Anxiety, trasudano passione e malinconia da ogni singola nota e sono caratterizzate da un'atmosfera sempre tiratissima, a cui contribuiscono non solo le chitarre di
Hangasmaki ed
Eino Roihuvuo, ma anche il gran lavoro svolto dalla sezione ritmica, ad opera del duo
Janne Puranen (basso) e
Roni Revell (batteria).
Ciò che però fa storcere leggermente il naso (del resto non poteva essere tutto rose e fiori!), oltre al sound che come detto talvolta è oltremodo morbido, è poi la prestazione del vocalist
Tuomas Kotajarvi, dotato di un buonissimo timbro per carità ma forse, a livello di espressività alquanto carente e purtroppo questo è un vero e proprio “delitto” per una band come i
Final Void, il cui sound ha come obiettivo primario, quello di mettere in evidenza le emozioni.
Altri “nei” del disco si potrebbero poi individuare nella banalità di certi ritornelli (su tutti il refrain di
Save Me), su cui tuttavia ci si può anche passar sopra, perché poi la chitarra riesce a costruire delle trame interessanti che risollevano la qualità del pezzo, o in certe strofe cantate in growl (probabilmente ad opera del bassista
Puranen) che talvolta appaiono fuori luogo, o forse il problema è che male si accoppiano con la voce pulita (stai a vedere che sto dando la colpa nuovamente al povero
Kotajarvi, non ce l’ho con lui, lo giuro!).
Comunque, a parte queste piccole sbavature,
Visions Of Fear è un album affascinante, intriso di un’accattivante malinconia che, state tranquilli, non vi spingerà verso la depressione, ma indubbiamente vi lascerà un sapore agrodolce che, a conti fatti, potrebbe rivelarsi anche una piacevole sensazione o semplicemente l’ennesima opportunità che ci offre la nostra musica di intraprendere un viaggio interiore.