La nuova divisione dell’etichetta capitolina Powerzone Records denominata Metal Factory Music affida al secondo lavoro sulla lunga distanza dei napoletani Nameless Crime la sua inaugurazione, e dopo aver ascoltato questo “Law and persecution”, non si può che plaudere tale scelta.
Il thrash del preparato quintetto campano, pur non prescindendo dai “mostri sacri” del settore (Metallica, Megadeth e Testament, soprattutto) non si limita ad una loro asettica rilettura, ma riesce ad apparire discretamente personale colorando la miscela tipica del “Bay Area sound” con gradevolissime contaminazioni di US Power Metal, NWOBHM e perfino con piccoli lampi d’estrazione blues e funky (addirittura jazz/fusion nella breve “ghost track” conclusiva), denotando, oltre che un’eccellente tecnica esecutiva, anche una cultura musicale sostanziosa e variegata.
Le elaborazioni strumentali non sono mai banali e il livello del songwriting si mantiene piuttosto elevato, tra porzioni “in your face” e strutture maggiormente articolate, tutte valorizzate da un cantato che evita anch’esso gli eccessi “d’ispirazione” e si dimostra adeguato ad ogni singola situazione interpretativa.
S’inizia con l’impatto e gli stacchi vagamente dissonanti della buona “Mr. Stone”, ma è con le egregie “Octupus eye” e “Wish to fly away” che si comincia davvero a “fare sul serio”: la prima con i suoi fraseggi retaggio del metallo classico e grazie ad una pregevole linea melodica cattura immediatamente l’ascoltatore e la seconda con i suoi tempi sincopati e una considerevole capacità traente, s’instaurerà senza difficoltà nella Vs. corteccia cerebrale.
Si torna a ritmi più adatti alla slamdancing con “Communication crimes” e, a seguire il breve strumentale al solo basso di “French kiss”, arriva “Before the storm”, dalla struttura sempre piuttosto granitica, ma caratterizzata da un’alternanza con suggestivi breaks melodici capace di creare una gradevolissima “schizofrenia” e rendere il brano un ulteriore highlight del disco.
Stessa sorte è riservata alla title-track, la quale anch’essa mescola con acume vigore e melodia, aggiungendo però alla ricetta pure competenti dissertazioni blues-esque assai avvincenti e mentre la successiva “Backdraft”, dopo un incipit acustico, esplode in un numero arrembante dal respiro non troppo lontano da certe cose degli Anthrax, “Sons of liberty” e “Roadside bison” si offrono come altre due dimostrazioni di tecnica, forza e creatività (ottimi ancora una volta gli stacchi più “moderati” e “commerciali”), e “Vesuvius LXXIX A.D.”, con il suo groove inarrestabile e la sua costruzione appassionante, s’inserisce anch’essa di diritto nell’elite di un album alquanto convincente nel suo complesso.
E’ giunto il momento dei complimenti, i quali devono essere inevitabilmente suddivisi tra i cinque Nameless Crime e chi ha creduto nelle loro notevoli capacità, consentendoci di apprezzare questo “Law and persecution”, un prodotto coinvolgente e molto professionale in tutti i suoi aspetti e che un’altra volta, se ce ne fosse il bisogno e qualche “distratto” non se ne fosse ancora reso conto, ratifica per il nostro Paese un ruolo di primaria importanza nell’ambito della scena metallica internazionale.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?