Ritorna a due anni di distanza dal debut "Exitium" il duo greco degli Hor, ed è un ritorno che lascerà il segno... Il sound degli esordi è stato ulteriormente estremizzato, incattivito e listato a lutto, per trovare le definitive coordinate sonore del male ... infatti l'album si snoda intorno ad un riffing incessante, estenuante e continuo, una vera tempesta di note che spazzerà via l'ignaro ascoltatore che si aspetta "solo" l'ennesimo gruppo di black metal e che invece si troverà tra le mani un'opera nera, che traspira (nera) attitudine da ogni nota e cieca obbedienza agli stilemi "sacri" del genere senza mai cedere di un solo millimetro e senza mai indietreggiare. Dall'iniziale "Worship Our Death" fino alla conclusiva Sibylla è un susseguirsi di sferzate glaciali che, partendo dalla tradizione nordica del genere, inglobano le inevitabili e storiche influenze elleniche, per un sound che, pur sembrando oltremodo debitore ai padri putativi del genere ( "Will To Immortality" ad esempio sempre uscita direttamente da "Prophecies Of Pagan Fire" degli Enthroned) è senz'altro unico e riconoscibile sin dal primo ascolto. Per l'innata capacità di saper attingere alle radici del genere, senza per questo rimanerne bloccati e limitati, mi hanno ricordato gli inglesi Wode. Ovviamente "No Birth Nor Death" è un'opera nerissima che farà la gioia (funesta) degli integralisti della nera fiamma visto anche che qui l'unica concessione "all' innovazione" sono delle female spoken words nello splendido pezzo finale, a voi quindi l'onere di stabilire il livello di tradimento (ahahahah). "No Birth Nor End" è un album talmente impregnato di "nero kvlto" che non potrà non trovare un posto fisso nei demoniaci ascolti dei più malati tra voi ... mentre per i tanti troppi risvoltinati del metal (in continua crescita) consiglio di dedicarsi ad altro nei loro "salotti buoni" ... si odono in sottofondo le nere note dell'album e uno strano odore di zolfo impregna la stanza ...