Qui siamo di fronte ad un rischio concreto di “pregiudizio”, mi sa … quanti sono disposti concedere il “beneficio del dubbio” ai
The Pretty Reckless, evitando di considerarli a priori il classico gruppo “costruito” sull’avvenenza e la sensualità della loro
frontwoman e “scientificamente” votato alla conquista dei
rockers più sprovveduti e “modaioli”?
Una valutazione, nel caso, assai frettolosa, verosimilmente figlia di atavici rigurgiti di maschilismo e di una diffusa superficialità, e se è vero che
Taylor Momsen sa sfruttare abilmente una delle principali forze motrici del
rock n’ roll (il sesso, per i distratti …) è altrettanto vero che la sua voce, la sua sagacia e le sue capacità compositive meritano l’attenzione di tutti gli estimatori del cosiddetto “
radio-rock“ contemporaneo, anche di quelli maggiormente smaliziati e meticolosi.
“
Death by rock and roll”, quarto albo di una discografia in costante crescita, mette a frutto la lezione impartita da tante celebri
rockeuses della storia del genere (da
Joan Jett a
Gwen Stefani, passando da
Courtney Love e
Alanis Morissette) e propone un programma musicale piuttosto efficace, pervaso di energia, seduzione e sentimento.
Non so dire con certezza quanto le vicende drammatiche che hanno coinvolto la formazione americana (la scomparsa improvvisa del produttore, collaboratore e amico
Kato Khandwala, senza dimenticare il suicidio di
Chris Cornell, dopo un concerto in cui i
The Pretty Reckless avevano “aperto” per i Soundgarden) abbiano effettivamente avuto un peso nella sua “maturazione”, ma è abbastanza evidente che oggi la “ruffianeria” necessaria per conquistare la porzione maggiormente
mainstream del settore ha acquisito un superiore spessore espressivo, rendendo più convincente il ventaglio di soluzioni stilistiche proposte, assemblate, è innegabile, con l’intento di accontentare un po’ tutta la platea di riferimento.
In questo modo, la
title-track inaugura la scaletta con il vigore tipico dell’inno a “presa rapida” e la successiva “
Only love can save me now”, anche grazie al prezioso apporto di
Matt Cameron e
Kim Thayil, scurisce i toni e avvolge l’astante in un pulsante bozzolo emotivo d’estrazione
grunge.
Con la chitarra di
Tom Morello a conquistare il proscenio, “
And so it went” diventa un pezzo perfetto per chi nella musica cerca catarsi, tensione e istantaneità, mentre la ballata gotica “
25” sfrutta in maniera molto incisiva l’inquieta carica voluttuosa di cui è intrisa la laringe della
Momsen.
Le scansioni marziali e la melodia strisciante di “
My bones” contribuiscono ulteriormente all’effetto adescamento, il quale diventa forse leggermente troppo smaccato nelle digressioni
pop di “
Got so high” e nelle atmosfere
rootsy di "
Rock and roll heaven” e “
Harley darling”.
I
The Pretty Reckless piacciono decisamente di più nel fascinoso clima
sudista di “
Witches burn”, in una ballata acustica dai contorni tradizionali come “
Standing at the wall” e in “
Turning gold”, dove un tocco esotico alimenta un altro eccellente frammento di
hard-rock blues per il terzo millennio.
“
Death by rock and roll” si rivela dunque un bel modo con cui una “rampante”, credibile e talentuosa
rock-band tenta di raggiungere un pubblico ampio e variegato … da non sottovalutare.