Dopo un lungo silenzio durato trent'anni, gli
Attika si ripresentano ora con un nuovo album. Le loro intenzioni sono lampanti sin dal titolo: "
Metal Lands", infatti, li ritroviamo alle prese con quello stesso US Power Metal che aveva caratterizzato i precedenti lavori, "Attika" (1988) e "When Heroes Fall" (1991). Due uscite, tutto sommato discrete e realizzate originariamente solo su musicassetta, alle quali avevano partecipato i qui presenti
Robert van War e
Jeff Patelski (rispettivamente cantante e batterista originali), cui si sono più recentemente affiancati
Bill Krajewski alla chitarra e il bassista
Glenn Anthony, altri due musicisti non di primo pelo e che oltre a sembrare ben integrati nel sound degli
Attika sono autori di una discreta prova.
E i nostri danno subito spazio alla old fashioned e post-apocalittica (vedasi il video in calce alla recensione) titletrack, in grado di suscitare buone impressioni e far ripensare ai bei tempi che furono, peccato però per la piccola caduta di tensione cui incappiamo in occasione di "
8 Track Days", ancora ottantiana e massiccia ma un po' troppo monocorde. Siamo comunque di fronte ad un paio di pezzi che possono far pensare ai gruppi come Vicious Rumors, Steel Prophet e Metal Church, sulla cui scia si riprende poi quota con la veloce e spavalda "
Like a Bullet" e con la più articolata e nevermoriana "
Darkness of the Day". Ecco che "
The Price" aumenta il tasso di personalità, con quel suo piglio retrò e il cantato risoluto di
Robert van War, lesto a prendere per le redini anche la quadrata e ferale "
Thorn in My Side". Meno diretta è un po' troppo spigolosa la seguente "
Run with the Horseman" mentre è la chitarra di
Krajewski a menare le danze su "
Sincerely Violent", che con quel suo mood più hardeggiante riesce a rendere più arioso un album finora piuttosto quadrato. Sarà un caso, ma ecco che a smorzare i toni, arriva pure la cover di "
Gold", portata al successo dal musicista folk John Stewart sul finire degli anni '70, in una rivitazione ruvida ma non esageratamente distorta. Ancora un brano e ancora un ultimo desiderio: spazio alla ballad "
One Wish", non particolarmente coinvolgente e direi pure piuttosto scontata, tanto da sfilare via senza suscitare troppe emozioni.
"
Metal Lands" e gli
Attika si fanno apprezzare per la loro tenacia e attitudine, tuttavia per fare la differenza gli
Attika devono (e credo possano) far di meglio. Per ora solo un onesto e discreto comeback di US-Metal, per una band che, giusto ricordarlo, già ai suoi tempi non era riuscita ad imporsi.
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