"Le Roi est mort, vive le Roi!"Beh... ovviamente qui non siamo in Francia (per quanto il Piemonte vi confini) e non stiamo narrando la salita al trono di Carlo VII dopo la dipartita di Carlo VI, ma di un altro passaggio di consegne.
Infatti, nel nuovissimo album dei
Secret Sphere non troviamo più Michele Luppi ma un nuovo cantante. Che poi proprio nuovo non è, dato che un po' a sorpresa scopriamo essere quel
Roberto Messina che della band era stato il frontman dal loro esordio sino a "Archetype" (2010).
Onestamente non mi aspettavo questo ritorno, anzi nel corso della diretta Facebook tenuta qualche tempo assieme ad
Aldo Lonobile avevo dichiarato di avere due nomi in mente come sostituto di Luppi, ma
Messina non era certo tra questi. Quali erano? Lo saprete a tempo debito.
Per ora concentriamoci su "
Lifeblood", che prende l'abbrivio sull'orchestrale intro "
Shaping Reality" lesta a preparare il terreno alla seguente titletrack, che ci porta indietro di undici anni, se non di più, con il rifiorire del classico Power Metal in questa nuova Primavera che ha accolto i
Secret Sphere. Nulla da eccepire in questo, infatti, come Luppi aveva lasciato la sua impronta nel sound delle uscite più recenti, il rientro di
Messina non poteva che contribuire nel ricondurre i
Secret Sphere lungo sentieri battuti in passato. Non credo che sia solo ed esclusivamente una conseguenza del cambio di cantante, ma di una precisa scelta musicale di
Lonobile, mente e principale songwriter della band, oltre che musicista e compositore a tutto tondo e in grado di guardare alla scena Hard&Heavy nelle sue sfumature, dato che non mi stupirei di scoprire che iniziasse a mancagli - tanto quanto al sottoscritto - il "buon vecchio Power Metal" di una "Recall of the Valkyrie". Non che con "
Lifeblood" si torni così tanto indietro nel tempo, siamo più dalle parti di "Scent of Human Desire" o "Heart & Anger", e a mio parere sugli stessi livelli qualitativi, anzi, con una produzione migliore, grazie alla mano di
Simone Mularoni. Non dobbiamo comunque stupirsi se di tanto in tanto scopriamo i
Secret Sphere ammiccare agli ultimi due album, con accenni progressive e hardeggianti ("
Against All the Odds", "
Thank You"), è evidente che con "
Lifeblood" che non abbiamo voluto rinnegare alcunché ma solo rinnovarsi, andando a guardare alle proprie radici, un blend che trova il suo culmine nella pulsante "
The End Of An Ego" e nei caleidoscopici otto minuti della conclusiva "
The Lie We Love".
Belle melodie, accelerazioni deflagranti e arrangiamenti eleganti, un cantante in grande spolvero, ceselli di chitarra ("
Thank You", "
Solitary Fight") e un contributo di assoluto spessore da parte degli altri musicisti, dall'immancabile
Andrea Buratto al basso, passando per
Gabriele Ciaccia alle tastiere sino a
Marco Lazzarini dietro alle pelli, fanno di "
Lifeblood" l'ennesimo centro per i
Secret Sphere.
E così durante l'ascolto di "
Alive" o "
Solitary Fight", chiudendo gli occhi si può far finta di essere ancora ai tempi del Mephisto Rock Cafe di Lu Monferrato... una sensazione - per quanto nostalgica - impagabile.
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