La scena black metal sudamericana partorisce da tempo feroci realtà degne del nostro interesse, gruppi capaci di trasmettere cupi brividi lungo la schiena che meriterebbero altrettanta considerazione al pari dei colleghi europei e nordamericani.

Dal Cile proviene l’interessante quartetto dei Serpent Throne, band black metal che non disdegna qualche sfumatura death, al debutto sulla lunga distanza con il presente “Beyond the chains of decadance” tramite l’attiva Australis Records.

Già da un veloce approccio si capisce che la proposta musicale della band guarda alla scena nordeuropea dell’inizio del corrente secolo, restando lontana da tutto ciò che riguarda le contaminazioni e altre “diavolerie” spurie rimanendo nel sempre ampio recinto del black metal propriamente detto.

E’ innegabile che “Beyond the chains of decadance” possieda un certo fascino morboso che ammalia man mano che trascorrono i minuti, consolidandosi tramite la stratificazione degli ascolti. Sicuro è che i Serpent Throne hanno studiato a fondo sui libri che insegnano la composizione di un brano black, partendo dalle sonorità fosche e tetre, all’utilizzo del tremolo picking, alle liriche blasfeme e fortemente anticristiane, fino all’attenta alternanza fra momenti più intensi e quelli più tirati: “A vision of abominations and Death”, “Where evil prevails”, “Serpent Throne” sono gli episodi che più mi sono rimasti impressi del cd, che ho trovato più coinvolgenti e accattivanti.

In conclusione, al termine dell’ascolto, i Serpent Throne trasmettono all’ascoltatore la consapevolezza di essere una band con le idee chiare e con una propria identità, speriamo che “Beyond the chains of decadance” non rimanga un episodio isolato.