Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:49 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. ALL AT ONCE IT FEELS LIKE I BELIEVE
  2. ELECTRA- GLIDE
  3. LAY DOWN
  4. THE RUNAWAY DAMNED
  5. SCREAMING IN THE HALF LIGHT
  6. WATERSIDE
  7. VIDEO SHOW
  8. SAVE MY SOUL
  9. SEDUCE ME
  10. WHEN LOVE IS DONE

Line up

  • Gary Hughes: vocals, backing vocals, guitars
  • Dann Rosingana: guitar
  • David Rosingana: bass
  • Darrel Treece-Birch: keyboards, drums
  • Karen Fell: backing vocals
  • Scott Hughes: vocals, backing vocals

Voto medio utenti

I suoi fans lo attendevano con ansia, e stavolta Gary Hughes non li ha delusi, com’era invece successo con il precedente “Veritas”, a dire la verità svilito principalmente da una produzione deficitaria.
Il vocalist britannico, supportato da una pattuglia di eccellenti musicisti (un “friends & family affair”, potremmo dire … tra amici, parenti e sodali dei Ten …), sforna un disco emozionante, dove la sua voce diventa un formidabile ponte sensoriale capace di mettere in comunicazione l’ascoltatore con un universo sonoro raffinato e intenso, che alterna malinconia, spiritualità e solarità, lontano dagli “schiamazzi” e dalla futilità di troppa musica contemporanea.
Un disco avvolgente, vellutato, che induce più alla meditazione che alla catarsi emozionale, ma che sono sicuro i sostenitori di Dare, Magnum e John Waite (oltre a quelli dei Ten, ovviamente) sapranno apprezzare, intriso com’è di melodie toccanti e fortemente evocative, screziate di umori celtici.
Quando un artista può contare su precedenti talmente significativi da rimanere indelebilmente scolpiti nella memoria del suo pubblico, ogni eventuale raffronto rischia di diventare poco equilibrato, e per questa ragione mi limiterò a definire “Waterside” una collezione di canzoni parecchio coinvolgenti, introdotta da una “All at once it feels like I believe”, che con il suo pathos enfatico mi ha rammentato certe cose di John Wetton e Jeoffrey Downes con gli Icon.
Electra- glide” potrebbe tranquillamente appartenere al repertorio solista di Bob Catley (a cui Hughes ha collaborato …), mentre con “Lay down” l’atmosfera musicale si colora della sacralità celebrativa dell’hard-blues.
The runaway damned” sconfina in territori cari a Springsteen, e sebbene forse il ruolo da “cantautore urbano” non si addica pienamente al nostro, il brano è tutt’altro che malvagio, al pari di “Screaming in the half light”, una ballata sfarzosa leggermente manieristica e tuttavia piuttosto seducente, grazie innanzitutto a una prestazione vocale di prim’ordine.
Lo scanzonato clima folk della title-track accende di elettricità un programma che con “Video show” sollecita a fondo i sensi dei cultori di Dare e Ten e con “Save my soul” propone un bel momento di pulsante blues-rock adulto, piuttosto efficace nella sua “semplicità” formale.
Una linearità che contraddistingue anche la successiva “Seduce me”, meno incisiva dal punto di vista espressivo, e che lascia il posto all’istrionismo dell’ultimo frammento di “Waterside”, un concentrato di melodrammaticità (appena un po’ troppo “carico”, invero …) dal titolo “When love is done”.
Gary Hughes ritorna con un lavoro assai godibile, degno della sua carriera ultratrentennale e del suo talento, in grado di alimentare felicemente la stagione della piena maturità di uno dei protagonisti della scena melodica internazionale.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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