Avete presente quel senso di stanchezza improvvisa che prende quando si sta facendo qualcosa, e all’improvviso subentra la noia più totale? Ecco, è la stessa sensazione che ho avuto durante l’ascolto di
“Martyria” dei
Kaisas.
Nata nel 2009, la band greca dedita a un heavy metal classico dalle sfumature hard rock, a mio modo di vedere non è mai riuscita a brillare per freschezza compositiva, tranne per rari momenti nel debutto
“Unify” del 2011, che vedeva l’ex vocalist dei TNT,
Tony Mills, scomparso nel 2019, che aveva donato ai pezzi di quel disco una parvenza di energia. Già il precedente
“Degitalize” del 2014 non era questa botta di energia che dovrebbe essere una delle prerogative di questo genere, venendo completamente affossato da una produzione tremenda che rendeva i pezzi spenti, e spiace dirlo, ma
“Martyria” non riesce cambia le carte in tavola.
Risulta difficile anche parlare dei singoli pezzi, visto che si potrebbero riassumerli facilmente in una parola, soporiferi. Le iniziali
“Calling From Another World” e
“Burnin’ Wheels O’ Fire” nella loro prevedibilità, sono due pezzi veloci che passano senza far male, ma con
“Bloody Red” iniziano i dolori. Una canzone che potrebbe esser presa da qualunque gruppo hard rock dagli anni 2000 in poi, e con
“For Freedom” il discorso non cambia di molto. Anche le migliori idee del disco vengono fatte sprofondare da una produzione inaccettabile nel 2021, che toglie totalmente ogni aggressività dalle chitarre, e se avete difficoltà a credermi, date un ascolto a
“Heaven Denied”. Aggiungiamoci che il vocalist
Gordon McIntosh, alla sua prima prova con la band, non brilla per personalità e la frittata è fatta. Mi sentirei di salvare completamente solo la bella strumentale
“Meet Cpt. Death”, mentre quelle che dovrebbero essere le tracce più veloci, da far battere il piede a terra, come
“Steamin” e
“Whores Of Babylon” fanno solo venire voglia di spegnere il prima possibile
“Martyria” e svegliarsi da quello che è indiscutibilmente un incubo sonoro.
Cosa si può salvare perciò da
“Martyria”? Difficile dirlo. Anche perché io sono una persona abituata a trovare sempre qualcosa da salvare anche nei dischi più tremendi, ma stavolta tolta la strumentale a metà disco, non riesco a segnalare nulla. Un album vuoto, scialbo, senza la minima traccia di carattere. Il mio consiglio è di evitarlo senza pensarci due volte, a meno che non abbiate un indole masochista.
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