Chi ama le sonorità introspettive e malinconiche, cariche di tensione, non dovrebbe mancare il contatto con questo secondo lavoro dei
FARO,
band abruzzese nata nel 2007 e arrivata oggi, non senza una certa “fatica” (l’esordio, “
Gemini” risale al 2011) a pubblicare per l’
Andromeda Relix un disco davvero emozionante, appetibile per tutti gli spiriti più meditativi e romantici.
Miscelando con sagacia
prog,
dark e
alternative,
Rocco De Simone e
Angelo Troiano, con il supporto di
Fabrizio Basco, raggiungono un obiettivo piuttosto importante, e cioè apparire struggenti e drammatici senza scadere nella prolissità, un rischio assai incombente quando si sceglie questo tipo di discorso musicale.
Lambendo appena, in sporadici frangenti, una forma “congenita” di ridondanza, ”
Luminance” fluisce nei sensi assoggettandoli lentamente e “subdolamente”, evocando sensazioni già provate durante l’ascolto di The Mission, Fates Warning, Evergrey, Anathema e Deadsoul Tribe.
Attraverso un percorso espressivo avvolgente, nervoso e mesto, mai
kitsch, il programma immerge l’astante in un’atmosfera ricca di chiaroscuri, pilotata dalla voce intensa ed espressiva di
Rocco De Simone, capace di conferire alle vellutate composizioni dell’opera il giusto
pathos comunicativo.
Le pulsazioni inquiete di “
Pure” rappresentano una maniera molto efficace per schiudere le porte dell’universo sonoro dei
FARO, lieve e saturo di
spleen in “
Fragment” e irrequieto nelle melodie eteree e oblique di “
December”, in cui fa capolino la lezione di un certo
nu-metal.
“
Lucas”, magnetica e catalizzante, è forse lo
zenit emotivo dell’albo, ma è molto difficile rimanere indifferenti anche al cospetto delle armonie decadenti di “
Tears”, e se la cangiante “
Down” sconta qualche piccola “sfocatura”, “
Autumn” e la tenebrosa
title-track conclusiva riprendono a parlare con disinvolta forbitezza il linguaggio delle ombre, cesellando altri due frammenti sonici di notevole suggestione.
”
Luminance” permette di riservare trentacinque minuti della nostra convulsa esistenza all’osservazione interiore, induce a concedersi una “pausa” assecondando le emozioni più profonde e quella riflessività troppo spesso sacrificata sull’altare della frenesia tipica della società contemporanea … per quanto mi riguarda, un risultato per cui i
FARO meritano tanti sinceri complimenti.
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