Dopo aver collaborato con la Arise Records ai tempi di "Medusa Coil" (2004), per il loro nuovo disco, intitolato "Instant Madness", gli
Highlord hanno scelto la via dell'autoproduzione, trovando poi piuttosto velocemente un accordo con la label nipponica Soundholic, che ne ha potuto garantire la diffusione in Giappone, una nazione che ha sempre dimostrato grande stima per questa formazione torinese.
E' subito evidente come il nuovo album degli Highlord abbia, rispetto al precedente "Medusa's Coil", una particolare predilezione per certe ritmiche ed inserti speed, come è indubbio che lo stile del gruppo, arrivato con "Instant Madness" al quinto disco, sia sempre riconoscibile, con l'ottimo Andrea Marchisio sempre più inserito nel tessuto musicale degli Highlord. Peraltro il gruppo ha anche la possibilità di giovarsi di una formazione stabile da parecchi anni, ormai inalterata da "Breath of Eternity" (2002), via via cresciuta a livello esecutivo e compositivo. E lo possono confermare brani come "The Sweetest Drug" o "Instant Madness", dove è evidente la capacità degli Highlord di saper partire da un power metal neoclassico e di riuscire a valorizzarlo con spunti progressive (diciamo "Orion the Ocean" o stessa titletrack) ed AOR/Hard Rock ("Got a Price?" e la melodica "Life Is a Lymph").
Detto della bravura di Andrea Marchisio non bisogna però dimenticarsi delle tastiere di Alexandros, pronte ad incarnare il tessuto connettivo del disco, della chitarra di Stefano Droetto, che continua a svolgere un ruolo fondamentale sia nelle ritmiche serrate sia in fase solista, ma nemmeno dei "due" della sezione ritmica: Diego De Vita e Luca Pellegrino.
Finalmente l'album viene ora distribuito anche in Europa dopo essere uscito solo in Giappone, dove hanno avuto anche la possibilità di ascoltare la bonus track "Cha-la head cha-la", cover della sigla del cartoon Dragon Ball Z, ed anche sotto questo aspetto, magari poco serioso ma che denota una spiccata personalità, gli Highlord non si smentiscono…
Prima di concludere ancora due annotazioni, una per la produzione, meno raffinata e nitida rispetto ai precedenti due lavori, probabilmente una scelta "dovuta" e legata alla decisione degli Highlord di autoprodursi il disco ma che non lede troppo la resa sonora, e la seconda per l'artwork, di classe e nettamente superiore alla media.
Altro lavoro di qualità.
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