Un solo anno di distanza separa lo storico esordio dei
Trouble con il loro secondo parto discografico e l’unica sfortuna di
“The Skull” (ma si può fargliene veramente una colpa cari lettori?) è quella di non essere una pietra miliare come lo storico
“Psalm 9”. Ma sempre di musica di straordinario livello stiamo parlando. In effetti uno dei tanti misteri del music business in ambito Metal sta proprio nel fatto che un gruppo che rilascia album del genere sia “di culto” e poco altro… lodato da stampa e addetti ai lavori, quanto ignorato bellamente dagli ascoltatori.
Ma per chi non conoscesse i
Trouble, come suona questo
“The Skull”? Beh è una chiara continuazione del suo predecessore, ci troviamo quella parti lente, sulfuree e quasi ipnotiche con riffs oscuri e grevi alternati a parti più movimentate dal chiaro sentore Heavy Metal, con i tipici assoli di chitarra che hanno deliziato il Metal anni ’80 con quel neologismo tremendo, inflazionato e ormai reso ridicolo qual è “fulmicotone”. Ci sono parti più melodiche e introspettive, altre quasi acustiche ed il tutto restituisce un grande pathos agli amanti del genere.
Sette canzoni per quarantatré minuti di durata nei quali il culmine lo si tocca con la lunga
“The Wish” che ci restituisce un viaggio tortuoso con i suoi undici minuti e rotti di musica asfissiante e catacombale in quello che è un quadro fosco e poco rassicurante. In questo le ritmiche sono più incisive grazie anche a dei suoni meno secchi e più pieni oltre a canzoni mediamente più lunghe, complesse e strutturate con un discreto numeriche di variazioni ritmiche e musicali.
Squadra che vince in questo caso non si cambia e questo peculiare Heavy/Doom Metal merita di essere riscoperto, quindi se apprezzate il genere e non conoscete il gruppo in questione cogliete quest’occasione.
Tra la miriade di ristampe inutili o fatte in malo modo premiate chi invece fa ristampe utili e con cognizione di causa.
Oggi tra tutte le band che saccheggiano in maniera spudorata
“Volume 4” dei
Black Sabbath un
“The Skull” farebbe bene vista l’intensità e la personalità della proposta, potrebbe dare qualche idea in più alla sempre più stantia e inflazionata scena Stoner/Doom mondiale che sempre più affoga in un mare di cliché sempre più banali, ampliandone quindi la tavolozza sonora, non trovate?
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