Ad un anno di distanza da "Under acid hoof", nuovo album per gli sludgers ateniesi
Acid Mammoth. Ideato e registrato durante il lockdown Covid (come tutto quello che sta uscendo in questo periodo, inevitabilmente..) questo "
Caravan" viene pubblicato per la
Heavy Psych Sounds.
La band si è formata intorno al 2015 su iniziativa di
Chris Babalis Jr. (chitarra e voce) e
Dimosthenis Varikos (basso), amici dai tempi delle scuole superiori. Alla seconda chitarra è stato arruolato l'omonimo padre di Chris (
Chris Babalis Sr.) ed alla batteria l'ottimo
Marios Louvaris. Dopo l'esordio autoprodotto (2017), i greci sono entrati nel roster della label italiana, per la quale hanno realizzato anche uno split della serie "Doom sessions" con i nostri connazionali emergenti 1782.
Gli ellenici sono pesanti ed acidi, come fa intuire il loro moniker. Un mammut sonico che avanza lento ed inesorabile, tra riff doomy Iommi-ani e ritmiche rugginose alla Electric Wizard, con un evidente tocco narcotico che ci riporta agli Sleep. Non si può negare ci sia qualcosa di derivativo nel loro sound, perchè la fedeltà ai dettami dello stoner/sludge più oscuro è assoluta ed incrollabile. Però in questo lavoro si intravede l'intenzione di variare qualcosa nell'incedere monolitico e soffocante che caratterizza questo stile. Ad esempio le vocals pulite e cantilenanti (alla Ozzy) garantiscono un retrogusto ossianico e ritualistico molto accentuato, così come certe tonalità desertico-cosmiche alleggeriscono la grevità di panzer-song come "
Ivory towers".
Nella lentezza schiacciasassi e mesmerica della totemica "
Psychedelic wasteland" ritroviamo tutti gli elementi dell'hypno-doom alla Sleep, con quell'atmosfera misteriosa e stordente da immersione negli effetti di sostanze psicoattive, mentre un brano come l'iniziale "
Berserker" mostra un maggiore dinamismo stoner dal cipiglio torvo e minaccioso ma con linee vocali molto occult-oriented.
Senza proporre nulla di particolarmente innovativo, gli
Acid Mammoth si dimostrano comunque dei validi esecutori di genere. La title-track, ad esempio, è una impressionante commistione tra Sleep ed Electric Wizard, grazie ad un incedere rovinoso ed elefantiaco che sprigiona tossicità da ogni nota. Undici minuti di colata sludgy, densa come melma, oleosa come petrolio, inarrestabile come una valanga. Sofferenza, dolore ed inquietudine trasudano da un colossale trip che origina nel fango ma punta alle stelle.
Con questo lavoro la formazione greca conferma le sue buone capacità, facendo anche un passettino in avanti in fatto di elaborazione dei brani e fantasia nello svolgimento. Validi esecutori, band affidabile per gli appassionati di questo stile, manca ancora il salto di qualità definitivo che potrebbe giungere nel prossimo futuro.
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