Nuovo nome nell'ormai imponente roster della
Heavy Psych Sounds: i
Cosmic Reaper di Charlotte, Nord Carolina. Attivi da un paio di anni, giungono all'album di esordio dopo l'Ep "Demon dance" del 2019.
Il presente lavoro ci mostra una band che cerca di coniugare solidi elementi heavy-stoner con una decisa venatura psichedelica, rappresentata sia dalle tinte acide del sound che da un immaginario sci-fi veicolato dai testi delle canzoni. Qualcosa del genere Kal-El, Fuzz, Datura4, Ape Machine, ecc., ma con divagazioni che tendono a sfociare nello sludge morboso ed alienante.
Ad esempio i nove minuti di "
Planet eater" hanno una densità ipnotica quasi noise-drone, per l'ossessiva reiterazione del riff e delle ritmiche poi stemperata da aperture liquide e magnetiche guidate dalla voce pulita di
[I]Thad Collis[/I]. Brano con passaggi convincenti, oscuro e soffocante, ma anche troppo diluito nel tempo ed un pò ripetitivo.
Il passo cadenzato e massiccio di episodi come "
Hellion" e "
Infrasonic", evidenzia la forte influenza di Sleep ed Electric Wizard sulla proposta del quartetto americano. Suoni torbidi e pastosi, atmosfera fumosa, cannabis-groove, sono brani esteticamente ineccepibili ma anche abbastanza di routine. Le chitarre effettate di
Collis e
Prentice cercano di aumentare il gradiente lisergico e la ritmica della coppia
Garlington/Grobsmith rievoca la pesantezza del loro passato da sludgers, ma sembra mancare quella spinta ulteriore che porta a distinguersi dalla massa dei buoni esecutori.
In pratica, se il tiro è bello sporco e monolitico, il songwriting ha bisogno di miglioramenti.
Più efficace l'accento stoner di "
Stellar death", pigro episodio doomy con vibrazioni sinistre ed assai Sleep-iane, ed ancora meglio l'incursione psych di "
Wasteland I e II" dove gli americani si concedono l'esplorazione trippy-space con leggerezza, intensità e buona padronanza. Prima parte quasi alla Pink Floyd, seconda molto serrata e squadrata con una pennellata di epicità southern ed assoli pungenti alternati tra le due lead.
I
Cosmic Reaper realizzano un lavoro sufficiente, anche con qualche spunto brillante, ma non convincono ancora pienamente. Nulla di particolarmente sbagliato, però la sensazione è che al momento non riescano a distinguersi da molti altri praticanti del settore. Per adesso si notano la pesantezza dello stile e la lentezza stuporosa dello sludge più classico, in futuro occorre migliorare la struttura dei brani e magari incrementare la componente acido-psichedelica.
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