Mi ci è voluto un po' ad inquadrare "
D.Ö.D.", il debutto sulla lunga distanza dei
Camera Obscura Two.
Un po' per l'enorme quantità di materiale che giunge quotidianamente in redazione ed un po' per le numerose attività collegate a Metal.it, ovvero la parte social e video, oltre all'ovvia vita lavorativa e privata, non avevo trovato il tempo necessario per dare la giusta attenzione a questa band ed in tutta sincerità, se non avessi saputo che dietro questo monicker si cela la figura storica di
Alberto Penzin (e non solo...adesso ci arriviamo), probabilmente dopo 3 o 4 ascolti avrei gettato giù la rece per poi passare ad altro.
Mi rendo conto in questo modo di essere andato un po' lungo ma preferisco affrontare una critica con professionalità e quantomeno la mia migliore attenzione e dedizione piuttosto che stare dentro ai tempi promozionali sparando 20 rece al mese, cosa che potevo fare ai tempi di Metal Shock quando l'unica cosa che facevo nelle 24 ore della giornata - oltre a dormire - era quella di ascoltare metal, senza entrare pienamente nel mood del disco in questione.
Ad accompagnare Penzin in questa "nuova" avventura (le virgolette sono d'obbligo dato che parliamo di una band concettualmente partorita nel lontano 2007, probabilmente dopo "
Cicatriz Black" degli
Schizo, uscito in quell'anno ed ultimo con Alberto in formazione) c'è davvero la crema della musica estrema italiana, remota ed attuale: parliamo di nomi come
Giuseppe Orlando degli
Airlines of Terror, senza bisogno di citare tutte le altre formazioni,
Marco Mastrobuono degli
Hour of Penance (stesso discorso) e
Giulio Baldizzone, meglio conosciuto come Giulio the Bastard, anima e core dei seminali
Cripple Bastard, a cui si aggiunge
Andrea Ragusa all'ulteriore basso a cinque corde che l'abbondanza non fa mai male.
Dopo tanti anni di hiatus, il tutto viene raccolto e riregistrato in questo "D.Ö.D." che, a tutti gli effetti, è un discone fatto per e destinato ad essere amato dagli amanti dell'estremo a tutto tondo: vi piace il death? Perfetto.
Avete l'anima hardcore? Ottimo.
Rimpiangete le sferzate grind? Che problema c'è.
Vi piace farvi prendere a sganassoni dal groove più grasso e lercio che possiate ricordare? Eccovi serviti.
Ci sono pure dei bei riffoni di memoria thrashy, tanto per non farsi mancare nulla.
Qualsiasi anima ed inclinazione vogliate preferire, i CO2 ce l'hanno e ve la sanno presentare al meglio, d'altronde con una lineup del genere e con la loro esperienza eccelsa anche in sede di produzione e registrazione non poteva essere altrimenti.
Se non bastassero i sei brani di partenza, in cui si viaggia sulle montagne russe tra velocità schizzate ed abissi profondi quasi sludge in un eclettismo senza pari, dopo l'inquietante traccia nascosta - mica poi tanto - che ben si adatta allo spirito sinistro del disco, troviamo due ripescaggi dall'era primordiale proprio degli Schizo, ovvero "
Swamp Angel" ed ancora più indietro con la splendida "
Deathstress" del 1987, che trova nuova gloria in questa nuova riproposizione che fa scendere la lacrimuccia ai vecchietti come me che in ogni caso, proprio perchè vecchi inside, non potranno mai amare più dell'originale.
Tra i tanti nomi che la bio ci suggerisce con il tanto amato F.F.O. (for fans of) ce ne sono alcuni azzeccatissimi (
Discharge o
Repulsion), altri decisamente curiosi (
Nihilist?) ma stupisce la mancanza dei
Brutal Truth che davvero, specie ad inizio carriera, richiamavano davvero molto queste sonorità e che potrebbero giovare a catturare l'attenzione di ascoltatori orfani del
Danny Lilker più disturbante.
L'unico vero dubbio riguardante questo "D.Ö.D." ed in generale i Camera Obscura Two è l'uso della voce del buon Giulio, che avrei preferito e ritenuto più adeguato con un registro un po' più urlato e meno gutturale, il che è in ogni caso un ex questione dato che A) i brani risultano in ogni caso ottimi B) questo album segna la sua uscita dalla band che ha già provveduto al reclutamento della nuova ugola che potremo ammirare nella prossima uscita, prevista probabilmente per il 2022.
A posto così.
Non ci resta quindi che attendere e nel frattempo goderci un disco che si presenta ottimamente sin dalla splendida copertina ad opera di Szymon Siech, senza barriere ne' schemi, già tutti infranti nel momento in cui questi signori, decenni fa, hanno imbracciato i loro strumenti.