Gli
Iron Man sono stati gloriosi alfieri del doom metal sound per circa trent'anni, anche se la loro popolarità è rimasta limitata all'ambito dell'underground internazionale. La formazione del Maryland fu fondata nel 1986 dal chitarrista di colore
Alfred Morris III (unico membro presente dall'inizio alla fine) e dal batterista
Kim Geoffrey Martin, come tribute band dei Black Sabbath (dai quali, ovviamente, deriva il nome). La produzione autonoma comincia un paio di anni dopo, ma occorrerà attendere il 1993 per il debutto discografico ("Black night", Hellhound Records). Lo stile è puro heavy doom, roccioso e solido come il granito, vicino a quello di altri celebrati praticanti del settore come Pentagram, Internal Void, The Obsessed, ecc.
L'impronta sabbathiana rimane sempre presente, ma la band accresce e migliora la propria personalità e, nonostante una line-up assai instabile, vengono realizzati album eccellenti come "The passage" (1994) e "Generation void" (1999). Un ulteriore salto di qualità giunge nel 2010 quando viene reclutato il potente cantante
Dee "Screaming mad" Calhoun, un vero peso massimo sotto tutti gli aspetti (quando l'ho visto live col suo progetto acoustic-dark-blues, stazzava sui 150 chili). Con il fido bassista
Louis Strachan (anch'egli afro-americano ed ex-Wretched) entrato nel gruppo intorno al 2005 ed il batterista veterano
Jason "Mot" Waldmann,
Morris realizza l'album forse più bello della sua carriera: "South of the earth" (Rise Above/Metal Blade, 2013).
Purtroppo, quando gli sforzi sembrano essere premiati e gli
Iron Man cominciano ad essere citati tra le top-bands doom, giunge inaspettata la morte di
Alfred Morris nel gennaio del 2018. Subito dopo il gruppo cessa di esistere ed i musicisti danno vita a nuovi progetti personali.
Per onorare la memoria di
Morris e di questa grande formazione, la nostra
Argonauta pubblica un doppio vinile live intitolato "
Hail to the riff". Si tratta della registrazione dell'unica performance degli
Iron Man nel nostro paese, al "Castle of doom festival" del 2014. Oltre ai tredici brani dal vivo è presente l'inedita "
Black mourning", composta ai tempi di "South of the earth".
La scaletta include i pezzi più famosi della band americana, dalla antica "
Black night" alle più recenti "
A whore in confession" e "
The worst and longest day", passando per le compatte "
On the mountain" e "
As the gods have spoken" (da "Generation void") e "
Run from the light", "
Sodden with sin", "
Fallen angel" (da "I have returned"). La registrazione è un pò sporca e penalizza in parte la sezione ritmica, però quel pizzico di grezzo secondo me esalta la componente più heavy del sound della formazione. Riff iommiani come piovesse, ma
Morris ci aggiunge una coloritura quasi hendrixiana (specialmente negli assoli) ed il groove ha sempre un gradiente molto alto (infatti gli
Iron Man sono sempre piaciuti molto anche agli amanti dello stoner).
Poi c'è la voce di
Calhoun, che fornisce quella marcia in più rispetto a tanti altri praticanti del settore. Poderosa, leggermente alcolica, vagamente southern, a tratti intimidatoria, la sua prestazione in episodi come "
Hail to the haze" o "
The fury" aumenta il rimpianto per la scomparsa di questo gruppo.
Un must per i fans degli
Iron Man, un gran bel live-album per gli appassionati di heavy doom metal. Oltre un'ora di intenso metal oscuro e pieno di passione, che riassume il meglio di una onorata carriera musicale. Spiace soltanto che al momento non sia prevista la versione cd.