Tradizione, ordine e disciplina. Tre parole che potrebbero essere fraintese facilmente dalle persone più superficiali, ma che in ogni modo riassumono quello che suonano, ma anche quello che rappresentano i tedeschi Geist. Giunti al secondo album intitolato Kainsmal la band dimostra una maggiore crescita rispetto all'appena mediocre debutto Patina di qualche anno fa. In ogni modo pur avendo assestato un colpo passabile (ma neanche tanto a conti fatti) c'è ancora qualcosa che non riesce a convincermi. Dal punto di vista formale qui funziona tutto; riffs taglienti e ferali, ottimo groove, produzione calibrata e testi mai troppo scontati. Allora cosa non va? Beh, tutte queste caratteristiche sommate insieme non riescono ad amalgamarsi ed esplodere, un fattore oserei dire a volte tedioso, che si riscontra generalmente in maniera ben distribuita su tutte le canzoni del disco. Siamo dinanzi quindi un prodotto bene assemblato, ma senza contenuto, qualcuno si farà rodere un po' il fegato leggendo queste righe, ma non ci posso fare nulla, è stato più volte oggetto di ascolto da parte mia questo album, e in ogni occasione mi sono ritrovato a chiedermi cosa avessi fatto per minuti interi, visto che le tracce scorrevano e proprio non riuscivo a farmele entrare in testa, un peccato. Le idee basilari sono presenti, come si può intuire della dura e cruda opener intitolata Erben Aller Einsamkeit, uno dei pochi spunti interessanti. Quello che si salva proviene dal concept lirico, basato su tematiche quali disagio e solitudine, anche se è un reato che tutto ciò non sia supportato da una solida base musicale, saranno gusti, ma proprio non riescono a colpirmi. Ora non vorrei affossare quello che è frutto della passione e della voglia di emergere, ma credo sia necessario spingersi verso soluzioni stilistiche meno legnose e stucchevoli, andando a spronare quelle corde naturalmente più spontanee ed istintive tipiche di un certo modo di suonare Black Metal in Germania. Si avverte spesso una forte componente di forzatura e di poca scorrevolezza, un modo di suonare e comporre oserei dire fin troppo impostato, che a lungo andare stanca e appiattisce tutto. Un peccato, ma tutto sommato si può migliorare, certi spunti sono qui a dimostrarcelo, confido per il futuro, o la gloria, o l'oblio.
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