L'album d'esordio degli
Ironbourne suscita subito delle belle sensazioni, "
The Dreamer" si avvia lenta e minacciosa con un quel pulsare sanguigno e all'insegna del più classico Heavy Metal. Infatti, all'apertura strumentale, con subito in evidenza il guitarwork di
Olof Geijer e
Jonas Windle, segue il vocione profondo di
Torbjörn Andersson. E' invece il basso di un altro Andersson, Lars, a guidare le danze - inquietanti direi - di "
Elusive Reality", brano che sembra preludere a un cupo episodio doomeggiante ma che poi si accende e si scuote, andando a guardare nelle pieghe della tradizione Hard&Heavy degli Eighties, con il due chitarristi che piazzano nuovamente dei bei fraseggi, anche in fase solista. E se "
Varsel", seppur cantata in svedese può far pensare al repertorio di Ronnie James Dio (beh... la voce di
Torbjörn Andersson non è però ai quei livelli), ecco che l'epicità di "
Twilight of Gods" non può che richiamare quello più massiccio e tenebroso dei primi Manowar. Mi aspettavo che gli arpeggi della seguente "
Too Late" fossero il preludio ad una esplosione epica o metallica, invece è la melodia a fare la parte del leone, lungo una ballad non particolarmente riuscita e che avrebbe potuto scrivere un Bruce Dickinson piuttosto frettoloso e poco ispirato. Le cose migliorano già con "
Covenant" e poi con "
Hit the Wall", altri due brani robusti e ottantiani, e se ritmicamente suonano un po' ripetitivi, bilanciano con interessanti spunti vocali e chitarristici. Per smuovere le acque gli
Ironbourne piazzano poi una "
Runaway" decisamente più dinamica (tanto da mandare un po' in affanno
Torbjörn Andersson) ma con la coppia di axemen ancora una volta in grande spolvero. A chiudere l'album ecco infine l'ambiziosa "
Year of Judgement", che nei suoi otto minuti abbondanti dà spazio a tutta l'ispirazione degli
Ironbourne integrando anche qualche influenza Progressive e settantiana, e che soprattutto ci congeda lasciandosi alle spalle sensazioni più che positive.
Bella prima prova per questi cinque musicisti, non più di primo pelo, ma che si sono rimessi in gioco.
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