Sulle nostre pagine abbiamo avuto la possibilità di seguire la carriera dei tedeschi
Endseeker fin dai tempi della pubblicazione dell'EP
“Corrosive revelation” per
F.D.A. Rekotz nel 2015 vedendoli cresecere pian piano fino all'approdo presso quella importante etichetta che è la
Metal Blade. Il precedente lavoro,
“The harvest”, non aveva completamente convinto, come se la band avesse poca voglia di osare rimanendo stabilmente all'interno della propria zona di confort ed ammetto che la (mia) curiosità nei confronti del nuovo lavoro previsto per quest'anno solare era parecchia.
Mentre scrivo queste parole, il terzo lavoro della band teutonica intitolato
“Mount carcass” sta girando instancabilmente nel mio ipod e devo ammettere che le buone impressioni nate durante i primi ascolti si sono pian piano sedimentate col passare dei giorni e degli ascolti.
Pur rimanendo fedele alla tradizione con
Entombed e
Dismember (per esempio “
Moribund” sembra provenire dal periodo “
Morning star”) a fare da luminosa guida con gli
Evocation in scia, il nuovo lavoro degli
Endseeker mostra una band volenterosa nel non appiattirsi completamente al suono di Stoccolma ammiccando volentieri alle ritmiche sviluppate in quel di Gothenburg (v. “
Bloodline”)
La band si diverte a macinare riff su riff che sovente esplodono in refrain molto orecchiabili, il che permette una veloce identificazione dei brani in riproduzione a partire dal secondo giro di ascolti senza però approdare a più accattivanti e meno complessi lidi cari al death 'n roll.
I brani ivi contenuti si susseguono incessanti mantenendo un buono standard qualitativo, senza commettere quei passi falsi che rompono il ritmo dell'ascolto – in questo l'aver fatto uscire un lavoro dalla durata inferiore ai quaranta minuti lo ha in qualche misura compattato – e, se a tutto questo aggiungete una produzione che amplifica l'energia trasmessa dalla band, permettendoci di apprezzarne le sfumature, senza per questo diventare stucchevole o – peggio - artefatta capirete che “
Mount carcass” è uno di quei dischi che fanno fare ad una band l'auspicato passo in avanti. (n.d.r.: e fanno felici le label)
“
Mount carcass” si congeda con una chicca che sarà particolarmente apprezzata da coloro che, volenti o nolenti, hanno scavallato negli “anta”. In chiusura è stata posta la cover del tema principale del film culto
“1997 Fuga da New York” composta da quel geniaccio di
John Carpenter nel lontano 1981 e c'è da dire che il suono ronzante del Boss-HM2 accentua il tono drammatico di una composizione già benedetta dalle stimmate dell'epicità. Inutile sottolineare che dal vivo farebbe una grandissima figura.
Concludendo, “
Mount carcass” ci lascia in eredità una band in forma che riesce a dire la sua nel ricchissimo e inesauribile filone dello swedish sound.
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