Debutto assolutamente sorprendente quello dei
Sonic Haven, sul quale a una prima impressione non ci avrei scommesso un centesimo bucato. Troppi, troppi dischi Power Metal recenti che ho avuto recentemente l’opportunità di sentire dove non si percepiva anima, passione, ma un insistente doppia cassa a manetta con ritornelli sentiti e risentiti, e ballad prive di qualsivoglia sentimento. Dischi freddi come il ghiaccio.
“Vagabond” dei
Sonic Haven invece è il disco Power che mi aspetto di sentire nel 2021, coinvolgente, tamarro il giusto, ritornelli non stucchevoli e non eccessivamente riciclati. Ma sicuramente il vocalist
Herbie Langhans di esperienza nel genere ne ha fatti, dati i suoi trascorsi recenti con band del calibro dei Firewind, dove ha partecipato come singer nell’ultimo disco in studio, i Seventh Avenue, o la partecipazione come ospite negli ultimi due dischi degli Avantasia.
Dicevo un debutto sorprendente, perché i
Sonic Haven riescono con un’immediatezza disarmante a creare pezzi dalla struttura interessante, come la stessa Titletrack dove riff che sembrano richiamare gli ultimi Helloween contribuiscono a dare vita a un Power Metal che non si basa per una volta sui soliti stereotipi musicali.
“Back To Mad” ha un’attitudine che riporta ai Pretty Maids di fine 90’s, che
Langhans sicuramente ricorda con il suo tono di voce graffiante molto simile a quello di Atkins.
“Save The Best For Last” è un’ottima ballad dove si ha un buon crescendo e orchestrazioni varie, mai eccessive, che aiutano ad immedesimarsi nel pezzo. Dovessi trovare il cosiddetto pelo nell’uovo, probabilmente sarebbe la produzione per la quale la
Frontiers sembra voler riproporre con lo stampino ogni disco che esce sotto il loro comando, e che quindi va a minare la personalità che ogni disco dovrebbe avere. Davanti al risultato complessivo però non ci si può lamentare, sentendo sia il bel mid tempo
“The Darker Side”, con il suo incedere oscuro, che la trascinante
“Keep The Flame Alive”, dove
Langhans sembra aver appreso molto bene lo stile degli Avantasia, soprattutto nei ritornelli esplosivi.
“From White To Black” invece è una canzone orientata su uno stile più happy, ma che come detto ad inizio recensione, in un disco Power non stona assolutamente, anzi.
Ai
Sonic Haven, quindi, vanno i miei grandi complimenti per aver saputo realizzare un album che non puzza di cliché su cliché da un metro, ma al contrario, un disco trascinante, con una durata giusta e una prova dei musicisti generale su livelli ottimi. Potrà sembrare che stia scrivendo cose ovvie, ma in un ambito come il Power Metal è sempre meglio andarci con i piedi di piombo. Nonostante una produzione non proprio eccelsa, consiglierei a chi è rimasto deluso dalle ultime uscite discografiche in questo genere (Orden Ogan qualcuno?), di dare un ascolto a questo
“Vagabond”, non ne rimarrete delusi.
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