“
Il diavolo e l’acqua santa” … lo so che non è un modo molto originale per introdurre la singolare collaborazione tra
Tracii Guns (L.A. Guns, Brides of Destruction, …) e
Michael Sweet (Stryper), ma in fondo hanno incominciato loro a non impegnarsi molto per evitare la “banalità”, intitolando il frutto di tale sodalizio “
Evil and divine”.
Maggiormente sorprendente, per certi versi, è scoprire che i
Sunbomb, questa la denominazione collettiva scelta per il progetto, propongono una forma di
heavy/doom assai “classico” e che questo è, stando alle sue dichiarazioni “promozionali”, il disco che
Mr. Guns “
avrebbe voluto fare quando aveva diciassette anni”.
A voi decidere se l’affermazione può avere una valenza positiva o se invece è il “pericoloso” sintomo di un “nostalgico opportunismo”, per di più abbastanza spiazzante, visto lo stile musicale con cui il chitarrista ha poi raggiunto la popolarità.
Superate le valutazioni e le perplessità iniziali e arrivati al “nocciolo” della questione, diciamo che l’ascolto di “
Evil and divine” si rivolge a chi continua a ritenere ancora oggi (e sono in molti …) Black Sabbath e Judas Priest due imprescindibili “difensori della fede” a cui rivolgersi con fiducia quando si vuole tentare di rievocare le gesta del vero e nobile “metallo pesante”.
Un suono “rassicurante” che i nostri interpretano con parecchia disinvoltura, e se questo poteva essere vagamente ipotizzabile per quanto riguarda l’ugola d’acciaio di
Sweet, meno prevedibile è la scioltezza con cui la chitarra e il pennino di
Tracii s’imbevono di fosca e spietata efferatezza sonica.
Con il supporto di
Adam Hamilton (ex L.A. Guns) e
Mitch Davis, il gruppo inaugura la sarabanda metallica con l’evocativa “
Life”, per poi sprofondare nei gorghi del
destino con “
Take me away”, una “interrogazione” sulla materia
Sabs piuttosto efficace.
A commemorare in maniera analoga i mitici Priest arriva “
Better end”, frammento sonoro al calor bianco pilotato dal grido mefistofelico (
oibò) di
Sweet, mentre a “
No tomorrows” è affidato il compito di aggiungere al crogiolo ispirativo gli Iron Maiden, così da non trascurare nemmeno il terzo vertice della “sacra trimurti” del
british metal.
Le accelerazioni di “
Born to win” e la furia della
title-track, gradevoli e tuttavia non particolarmente coinvolgenti, lasciano il posto alla prima e unica pausa del programma, denominata “
Been said and done” e anch’essa abbastanza epidermica negli effetti emotivi.
Andiamo meglio con le sinuose pulsazioni
heavy-rock di “
Stronger than before” e se “
Story of the blind” è nuovamente un episodio che non lascia molte tracce del suo passaggio, in “
World gone wrong” si torna a esplorare, con un incremento di melmosa ossessività, il
lato oscuro del
metallo e con “
They fought” (a cui contribuisce
Johnny Martin, l’attuale bassista degli L. A. Guns) i
Sunbomb offrono un bel saggio di cosa solitamente s’intende per
NWOBHM, tra Maiden, Judas e Saxon (ci sono pure loro!).
Ora, capire quanta “sincerità” e vera ispirazione ci sia tra questi solchi non è semplicissimo e volendo giudicare solo il risultato (“disturbato” anche da una resa sonora perfettibile), direi che “
Evil and divine” è un discreto esempio di celebrazione della “storia” del genere, che alla fine incuriosisce più per l’inaspettata alleanza tra i due protagonisti dell’opera che non per i suoi contenuti.