Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:69 min.
Etichetta:Werewolf Records

Tracklist

  1. TUHAT KÄRSIMYKSEN HUUTOA
  2. VAPAHTAJAN KOSKETUS
  3. TÄYTTYMYS TYHJYYDEN SALEISSA
  4. OLEMISEN TUKAHDUTTAVA LÖYHKÄ
  5. KYLMÄ SYLEILY
  6. KUOLEMAN SYMMETRIA
  7. AVAUTUMINEN
  8. SYVYYKSIIN
  9. KADOTUS
  10. TYHJYYS
  11. KUOLEMAN SYMMETRIA (2006)

Line up

  • Forgul: drums
  • Orm: guitars
  • Kastaja: vocals, bass

Voto medio utenti

Ammetto che il nome del gruppo, in italiano, non "suona" molto bene.
Aggiungiamo, poi, che i 69 minuti di durata di "Kärsimys", raccolta degli unici due demo pubblicati dai finnici, si basano su un suono ripetitivo, costantemente cadenzato, con poche variazioni quasi che si fosse al cospetto di un unico, interminabile, pezzo, consideriamo anche una registrazione piuttosto approssimativa e le premesse per un ascolto sofferto e fastidioso c'erano tutte.
Invece, al termine dell'album, per no so quale motivo, il mio dito ha schiacciato di nuovo il tasto play.
Il depressive suicide black metal dei Ruttokosmos, infatti, ha qualcosa di affascinante, di morboso, di dannatamente malato che, almeno alle mie orecchie, rende questo lavoro incredibilmente attrattivo, come potrebbe fare una droga: sappiamo tutti che fa male, ma non possiamo farne a meno.
"Kärsimys", che i difetti citati all'inizio li ha tutti e che non ha niente di originale, è un lavoro angosciante, privo di speranza e di luce, ed è in grado di creare una atmosfera di sofferenza e di lontananza estrema dalla vita come ogni album DSBM dovrebbe fare per ritenersi tale e per raggiungere il suo obiettivo macabro e dannato.
Credo sia evidente che per apprezzare musica del genere serva la giusta predisposizione, la necessaria esperienza nel mondo dell'estremo e la propensione verso il nero assoluto della morte che, a ben guardare, fa parte della condizione di noi esseri umani, altrimenti "Kärsimys" non lascerà nulla se non noia e la convinzione di aver perso tempo nell'ascoltarlo.
Dal mio punto di vista è proprio il "tempo" la chiave di volta per entrare in contatto con questa proposta: se non ne avete e vi affidate alle playlist di Spotify o ai video di Youtube, o magari non conoscete l'evoluzione del metal negli ultimi 40 anni, lasciate perdere i Ruttoskosmos e dedicatevi alla musica usa e getta che va tanto di moda.
Se, invece, il tempo lo avete e lo dedicate a capire davvero quello che ascoltate, quest'album vi entrerà sotto la pelle e vi sprofonderà in un abisso marcio e doloroso.
Fate ben attenzione a saperne poi venire fuori.
Morte in musica.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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