In tempi di minor inflazione discografica, l’esordio degli americani
Save The World, uscito in forma autoprodotta nel 2017, avrebbe goduto probabilmente di maggiore attenzione, tra l’altro assolutamente meritata.
Fortunatamente ci ha pensato la
Frontiers Music a riportare alla luce questo eccellente debutto, frutto della collaborazione tra
Dan Tracey (musicista e compositore dal ricco
curriculum, nonché attuale collaboratore dell’Alan Parsons Live Project),
Robert Wright (per lui, oltre ad una fortunata carriera come strumentista e autore, anche una notevole esperienza come produttore) e
Jon Wysocki (ex batterista degli Staind).
“
One” si colloca nell’ambito dell’
hard melodico internazionale forte d’interessantissime peculiarità, tali da renderlo un’autentica rivelazione e di porlo come importante risposta all’attuale dominio nordeuropeo del settore, tentando di puntellare in questo modo quelle gerarchie storiche oggi spesso vacillanti.
Alimentato da una solidissima base “tradizionale” (Boston, Winger, Def Leppard, Unruly Child, …), il gruppo integra nel suo suono accattivanti influenze
pop e
prog (lo stesso The Alan Parsons Project, ma anche suggestioni più “metalliche” …) e propone il tutto contaminato da un processo di “modernizzazione” che forse non tutto il pubblico di riferimento, in particolare quello più “nostalgico”, sarà disposto ad accogliere senza riserve.
Il risultato è, invece, almeno per quanto mi riguarda, davvero intrigante e variegato, capace nel suo atto d’apertura "
Bleed” di mescolare vorticosamente con innato buongusto Warp Drive, Queensryche e Pearl Jam.
La melodia pulsante e magniloquente di “
Comic con”, ancora una volta dai tratti vagamente Queensryche-
iani, è un altro
highlight del programma, e se la ballata “
In pieces”, pur nella sua minore vitalità espressiva, potrebbe comunque fare bene nelle programmazioni radiofoniche contemporanee, con “
Circus maximus” i
Save The World riprendono a sorprendere per la qualità con cui trattano la materia
hard n’ heavy, dosando ad arte grinta e classe.
Con “
This little pill” e
“Let love win” torna il romanticismo enfatico e “attualizzato”, “
I wish” conquista per la linea armonica voluminosa e “aperta” (i Journey del terzo millennio?), mentre “
Black pearl” è un altro concentrato di raffinata e strisciante potenza, di un tipo che piacerà agli estimatori di
Kip Winger e
Alice Cooper.
Chi ama Beatles ed Enuff Z’nuff s’inebrierà dei vapori iridescenti che avvolgono “
Cecilia Weiss” e dopo l’intermezzo “spaziale” “
Cern”, tocca a “
The light”, nella sua “semplicità” armonica, sollecitare generosamente il muscolo cardiaco di tutti gli
chic-rockers di buona volontà.
Una menzione d’onore particolare la concediamo, infine, a “
Princes & thieves”, un’articolata dissertazione sonica intrisa d’imperiosa attrattiva epico/pomposa, veramente impossibile da trascurare.
Un esordio pregevole, dunque, che accresce a dismisura l’attesa per l’ascolto di “
Two”, pubblicato dalla competente
label partenopea contemporaneamente a questa riedizione …